giovedì 29 dicembre 2016

The O.A. e la rivoluzione di Netflix

The O.A.  8 episodi dalla durata variabile (62, 58, 60, 60, 60, 31, 60) su Netflix


In un momento epocale in cui le serie tv destano più curiosità e riscuotono più successono dei film al cinema, arriva The O.A. che spiazza e fa discutere gli spettatori.

In onda dal 16 dicembre 2016 su Netflix, azienda che produce, acquista e distribuisce serie TV, nel totale degli episodi prodotti, stagione per stagione.

Non più settimane intere macerandosi ad attendere il prossmo episodio ma la possibilità di passare un lungo week-end  stipati in casa a vedere tutto e tutto insieme, creando un substrato fertile per la manifestazione del serial killer che è in te.
Ma rimando ad un altro momento la mia approfondita analisi psicologica su cosa voglia dire essere appassionati di serie TV e mi concentro su The O.A.

The O.A. è talmene diverso da creare nello spettatore una curiosità del tutto inedità per una fiction... Cosa sto guardando? È fantascienza? È una menzogna? E' suggestione? E' vero o è falso?
Una tale serie di dubbi e di domande non si vedeva dai tempi della metafisica di Lost.
Se la formula netflixiana pungola nel profondo e porta a iniziare e concludere nel giro di 48 ore gli episodi, rinunciando ad una minima socialità amicale e familiare, si può definitivamente anche asserire che nega per molti versi la possibilità di riflessione e assimilazione classica della ripartizione della storia su un periodo più lungo.
Restano i dubbi (alcuni dei quali facilmente fugabili rivedendo un episodio) ma nel frattempo sono uscite almeno altre 4 o 5 serie che rapiscono l'interesse, che ci fagocitano senza pietà.
"Qual era la domanda? Fa niente passiamo ad altro...."
Le critiche comunque non tardano ad arrivare, c'è l'arroganza di chi dice che è solo fuffa o peggio truffa, per manifesta incapacità di capirci una minima mazza, c'è chi guarda lasciando il giudizio in sospeso, chi apprezza pur non essendosi fatto un'idea, chi rifiuta completamente, chi necessita di apporre un'etichetta al prodotto in modo da riuscire ad accettare più che a comprendere.

Detto ciò chi vorrà continuare nella lettura sappia che se non ha visto la serie, qui non si guarda in faccia nessuno, lo SPOILERONE MAGNO è in agguato!

Inizio dalla storia:
Una giovane donna con delle cicatrici sulle spalle tenta il suicidio buttandosi da un ponte, viene salvata e successivamnete riconosciuta dai genitori adottivi che la riportano a casa.
Si tratta di Praire, scomparsa misteriosamente sette anni prima.
A nulla valgono i tentativi dell'FBI di capire cosa le sia successo, tantomeno è spiegabile come abbia riacquistato la vista che aveva perduto in un grave incidente da bambina.
Riadattarsi a una vita normale sembra impensabile prima ancora di impossibile ma a poco a poco sarà lei stessa a svelare la sua storia.
Praire sceglie (o è scelta, o entrambe le cose) 5 persone alle quali raccontare la sua vicenda, oltre allo spettatore, ovviamente, che si trova nel cerchio, guarda, ascolta e si immedesima.
Il dispiegarsi dei sette anni di prigionia si sviluppa negli episodi ma il racconto di Praire inizia da quando, bambina, vive in Russia con il padre, esponente della mafia russa.
Annunciato da premonizioni ei incubi terribili Praire è vittima di un incidente in cui perde la vista. Nei momenti in cui è senza conoscenza incontra Kathun, una figura femminile di potenza straordinaria (un principio femmineo universale), moglie di Aar-toyon, creatore dell'universo, della quale si trova traccia nella mitologia siberiana.
In una "camera" che sembra contenere l'intero universo oltre che uno specchio d'acqua, si consuma dunque l'esperienza pre-morte di Praire e la negoziazione con Kathun per il suo ritorno sulla terra.
Kathun permette alla bambina per poter tornare dal padre, ma in cambio si prende la vista.
La scomparsa del padre e altre vicissitudini la portano negli Stati Uniti e all'adozione.
Praire perà conserva dentro di sé l'idea di poter rincontrare l'uomo e mossa dalle sue visioni, nonostante la cecità, riesce in una fuga impossibile a raggiungere New York. Qui viene rapita da uno scienziato che percepisce le sue capacità medianiche e che studia le esperienze di premorte.
I suoi propositi sarebbero anche nobili ma si sa che la strada dell'inferno è lastricata di buone intenzioni, per perseguire i risultati della sua ricerca costringe i 5 reclusi a continui esperimenti in cui li porta ad uno stadio di pre-morte (assenza di ossigeno al cervello per annegamento tramite un macchinario piuttosto arzigogolato) per rianimarli in extremis.
I ciqnue sperimentando il limbo pre-morte riportano con loro la "consapevolezza" di un movimento fisico, simile ad una danza un po' ridicola, che in qualche modo percepiscono potrà condurli alla liberazione.
Nei sette anni di prigionia Praire avrà l'occasione di incontrare nuovamente Kathun che le rivela la sua natura angelica, l'angelo originario, da cui  The O.A. the original angel.
Questo a grandi linee è il passato... Il presente si dipana invece tra il racconto delle vicende e i 5 prescelti, un manipolo di varia umanità, ognuno con la sua problematica esistenziale e sociale da risolvere.

Il racconto di Praire è coadiuvato da scene/situazioni che non ne fanno parte e che quindi confermano il racconto stesso come scelta precisa degli autori (la stessa Praire/Brit Margling con il suo amico regista Zal Batmanglij).
Non viene messa in discussione la veridicità delle vicende da parte degli autori ma solo l'incredulità dei cinque adepti, dei genitori e dello psicologo incaricato di assistere Praire.
Lo spettatore può scegliere se entrare nella storia e viverla per quella che è oppure se viverla dalla parte del'incredulità.
Cerco di spiegarmi.... quando Praire racconta delle sue visioni, della sua prigionia, dei motivi per cui viene rinchiusa, degli esperimenti a cui è sottoposta, delle sua esperienze oltre la vita come la conosciamo per lo più, in molti sentono la necessità di etichettare la vicenda con le seguenti definizioni:
  • è fantascienza
  • è suggestione
  • è il suo modo di sopravvivere a qualcosa di inaccettabile e e quindi inventa una storia del genere
  • è new-age da strapazzo
  • non può essere vero
Il primo passo per capirci qualcosa dovrebbe essere confrontare queste affermazioni con le proprie credenze, perché quando si toccano i sistemi di credenze su argomenti non codificati da fonti ufficiali e intoccacbili quali famiglia, scuola, rligione/chiesa e scienza, in molti vanno del tutto in tilt.
La visione non trova appiglio nella mente associativa e ci si aggrappa all'etichetta, al rifiuto o a qualsiasi altra cosa che non metta in crisi ciò che si crede di conoscere.

Uno dei momenti chaive e al contempo più enigmatico è quando, dopo esserci lasciati trasportare dal racconto, in uno stato di sospensione dell'incredulità, sotto il letto di Praire vengono ritrovati una serie di libri sugli angeli, un'Odissea di Omero (Homer, il compagno di prgionia di cui si innamora) e altri titoli che possono far pensare all'effetto finale de I soliti sospetti in cui si realizza che tutto il film raccontato da Kevin Spacey è frutto di un'improvvisazione di un fantasioso Kaiser Sosa (forse).
Il ritrovamento (tra l'altro spiegabile con l'interesse della ragazza di avvalorare le sue esperienze con la vastità della letteratura disponibile a riguardo) ci getta nel dubbio e nello sconforto.

La prima reazione è quella di una profonda delusione, di sentirsi presi in giro, annaspiamo senza più nessun aggancio o un filo logico. Come un bambino capriccioso lo spettatore mette il broncio e con le braccia conserte a manifestare una chiusura totale. Non sia mai che tutto non sia lineare e spiegato come in un abecedario della prima elementare, non sia mai che si tocchi il mistero della morte o peggio ancora di dimensioni in cui lo spazio e il tempo non si misurino col metro e l'orologio.
A nulla vale il finale (che comunque potrebbe precludere ad un seguito) in cui si avvera la premonizione di Praire e si concretizza la sua capacità di evitare una catastrofe, a nulla vale che molti pezzi trovino posto perhé c'è più di qualcosa che disturba. Il problema sarebbe capire se è The O.A. o i limiti che ci imponiamo per non vedere che là fuori c'è dell'altro...

Indubbiamente alcuni punti restano oscuri e alimentano l'interrogativo ma io credo che saranno spiegati nella seconda stagione. Perché ora non ditemi che, anche se l'avete odiato, e non l'avete odiato, non volete saperne di più...
E Netflix non se la perde questa occasione, soprattutto dopo il passo falso di essersi impossessata di Black Mirror e di averle tolto ogni originalità e carica eversiva.
Di The O.A. io sono certa che in un modo o nell'altro ne sentiremo parlare ancora....

Abbinamento mangereccio di gran pregio con Casa Manfredi pasticceria in Viale Aventino, 93, tel. 069760589. Se volete fare l'esperienza di mangiare un vero cornetto o di assaggiare degli ottimi dolci recatevi senza indugio!



martedì 13 dicembre 2016

Captain Fantastic (Ma Fantastic de che?)

  • Cinema Fiamma, Sabato 10 dicembre, spettacolo delle 22.30, che tipo era dal 1972 che non andavo al cinema così tardi.



Mi piacerebbe fare una chiacchierata con Matt Ross, regista di Captain Fantastic, per capire esattamente cosa volesse raccontare con questo film.
Mi piacerebbe fare una chiacchierata con Matt Ross, relativamente però, perchè potendo scegliere, preferirei farla con Robert Downey jr, nel 2001,  quando interpretava "I want love" per Elton John.

Dunque c'è questo Viggo/padre, incapace di variare la seppur minima espressione del viso, che vive con i figli (parecchi) su una montagna.
La giornata è scandita da corsi di sopravvivenza che nemmeno i marines, free climbing durante il temporale e squartamento di cervi per procacciarsi il cibo.

I ragazzi non sono esattamente felici di questa situazione, punge loro vaghezza che sotto sotto qualcosa non vada per il verso giusto ma quella è l'unica vita che conoscono e l'obbedienza cieca è parte integrante del duro addestramento.

La situazione precipita alla notizia del suicidio della moglie di Viggo, che a quanto pare sulla montagna non ci stava troppo bene.
Dopo alcune schermaglie la famiglia parte per l'estremo saluto, sarà occasione per i ragazzi di allargarei propri orizzonti e di confrontarsi con altri esseri viventi.

Di fronte al contesto di un funerale tradizionale i montanari decideranno di trafugare la bara e di darla alla fiamme, ovviamente per rispettare le ultime volontà materne, in quella che io considero l'unica bella scena del film, con la bella versione acustica di Sweet child of time dei Guns and Roses.


Ovviamente da guardare senza pensare all'odore di carne alla griglia e al fatto che, buttando le ceneri nel cesso di un areoporto, il bambino possa esclamare  "Bye Mom!" come se stesse semplicemente uscendo per andare a scuola.
Ora quello che mi ha incuriosito è come Captain Fantastic abbia convinto lo spettatore medio, quello tutto centro commerciale, divano e televisore, che non muove il culo nemmeno a calci, che minaccia il professore del figlio se per caso gli mette una nota eccetera eccetera... a credere che sia una cosa meravigliosa e fantastica, nell'ordine:
  • isolare i figli su una montagna
  • obbligarli a  cacciare e a squartare animali selvatici per sopravvivere
  • negare loro totalmente la dimensione dell'infanzia,  della socialità, del gioco, della fantasia
  • obbligarli allo studio di materie non adatte a bambini (e non parlo di sesso ma dei due coioni che si può fare un ragazzino con Marx)
  • pretendere rispetto senza a sua volta dispensarlo
Sì, è pure vero che viviamo in una società di merda e che si guarda al futuro delle nuove leve con grande preoccupazione ma non credo il regresso sia una scelta possibile o che quantomeno non si possa imporre.

Il messaggio che passa in Captain Fantastic è che di fronte al tentennamento nell'uccidere una pecora ci si può sfamare con un bel furto al supermercato, con gran divertimento e soddisfazione.
Perché, come si dice a Roma, so' tutti bravi a fa' i froci col culo degli altri e là dove Captain Fantastic non riesce a sfruttare la natura della montagna a quanto pare si può sempre sfruttare altri esseri umani.

Se si eccettua il monocorde Alatriste, la tribù di figli è deliziosa, sono tutti bravissimi e credibili nel ruolo e gli unici momenti carini sono la loro ingenuità e naturalezza. Da seguirli nelle future prove.

Il vero difetto di queste due ore quasi sprecate comunque è la completa mancanza di empatia, di emozione con cui tutto viene raccontato. Un padre di una freddezza unica, senza pietà e decisamente egocentrico, che solo alla fine SPOILER si ravvede ma più che altro perché il suocero ha minacciato di fargli passare l'anima dei mortacci.
Captain Fantastic.... ma fantastic de che? Bocciato!
 

Se si vuole fare il gioco delle famiglie costrette all'isolamento vi propongo Kinodontas di Yorgo Lanthimos, cinema greco da brividi con cui fare i conti, questo sì, nel bene o nel male, da vedere.