venerdì 4 aprile 2014

L'uomo che aveva picchiato la testa


  • Giovedì 3 aprile 2014
  • Comodamente a casa in poltrona tramite Mymovieslive

Bobo Rondelli è l'uomo che aveva picchiato la testa e Paolo Virzì ce lo racconta insieme a una Livorno/entità che sembra possedere le anime dei suoi abitanti, in un documentario del 2009 che sembra girato col filtro 1970 di Instagram.
Avevo sentito parlare della storia di Bobo Rondelli di cui ricordavo perfettamente l'esordio con gli Ottavo Padiglione e ho colto l'occasione di conoscere la sua storia.
L'indiscussa genialità del Bobo musicista e artista va di pari passo con la sua incapacità di rappottarsi a tutto ciò che è socialmente strutturato.
Capace di stregare sul palco con melodie e testi capaci di far risuonare le corde della malinconia e della vita stessa ma soprattutto di vivire/rivivere personaggi, situazioni, vecchie storie alla stregua di un cantastorie dei nostri tempi. Voce notevole che canta a carne viva
Non si può non rimanere affascinati dall'universo Rondelli che decide di gravitare esclusivamente nella sua Livorno che diventa al contempo gabbia e valvola di sfogo.
E se il business della musica non gli perdona la sua totale anarchia almeno i suoi concittadini lo adorano e giustamente si godono le sue performance ammalianti.
Non c'è risposta al perché di una scelta che lo stesso Bobo confessa difficile e con momenti bui.
Virzì, esule livornese ma con la sua città sempre nel cuore, con simpatia e grande affetto dipinge un ritratto genuino e disarmante di questo suo coetaneo non allineato.
Agli spettatori resta l'amaro in bocca per la quasi certezza che sarà difficile vederlo un giorno al Sistina oppure in una sala dell'Auditorium e questo è un vero peccato perché non solo un tale artista meriterebbe un pubblico molto più vasto ma perché la poesia, quando trova una voce tanto ispirata, non andrebbe sprecata o confinata.




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