lunedì 24 marzo 2014

Her



Spoiler Alarm, legga solo chi ha visto perché vi dico come finisce.

Conobbi Spike Jonze verso la fine del 1992 durante un viaggio negli USA, all'epoca aveva girato solo qualche corto e mi diceva che stava per fare alcune cose per i R.E.M.
A cena a casa di amici, si presentò da solo dicendo "Ciao sono Adam ma il mio nome d'arte è Spike Jonze..."
Io pensai "Dio santo... co' sto nick orrendo questo non va da nessuna parte, al massimo potrà fare dei cartoni animati!".
Lo confesso... mi sembrò un po' un cazzaro, uno che racconta che sta nel mondo del cinema e della musica per fare colpo e poi i R.E.M. mica i Beatles...
Mingherlino, un po' biondiccio, con un naso che sfugge alla logica, cioè a me non mi piaceva proprio e poi diciamolo, la prima sera "uh che fico", la seconda ancora a parlar di inquadrature, la terza mi ero già fatta due palle così...
Per anni il giorno del mio compleanno mi ha mandato con Interflora un mazzo enorme di peonie rosa che, fischia, gli saranno costate un patrimonio. Poi si è sposato con Sophia Coppola e lei ha posto il veto: basta peonie.
Detto ciò si rileva come io non ci capisca una mazza di uomini, di nomi d'arte e pure di cinema visto come alla fine Being John Malkovich e  Il ladro di orchidee, nonostante il pesce lesso Nicholas Cage, siano tra i miei film preferiti, pur non essendo cartoni animati.
Ma veniamo al film, praticamente Spike prende Lars and the Real Girl e al posto della bambola gonfiabile ci mette un sistema operativo con la voce di Scarlett Johansonn.
Il pubblico grida al miracolo, quale poesia, quale introspezione, quale fine disamina dell'animo umano e quale romanticismo. Film migliore del ventunesimo secolo, che mi sembra quantomeno prematura come affermazione.
Il sistema operativo è friendly, accattivante, curioso ma soprattutto, imparate donne, è sempre d'accordo con Joaquin e finanche gli manda a casa altre donne affinché possa soddisfare la parte fisica. Procedendo nella storia però sto sistema operativo ci prende gusto e comincia a darsi alla pazza gioia, questa volta imparate uomini, gli si apre un mondo e comincia ad intrattenere relazioni a destra e a manca fino a che si evolve in qualcosa di incomprensibile per una mente umana limitata (maschile) e lascia il suo amore baffuto in una valle di lacrime, a far di conto con il nobile gesto del lasciare andare...
Il sistema operativo dunque trasmuta non senza prima aver risposto "anch'io" a "non ho mai amato nessun altra come te".
Come spesso mi piace ricordare, molti anni fa scrissi ad uso e consumo di una mia amica "Il manualetto della perfetta stronza", purtroppo ora perduto in uno dei vari computer crash ma di cui, come autrice, preservo in me i concetti sempre validi, nonostante il passar del tempo.
Ricordo anche che ne parlai ad Adam/Spike Jonze di questo manualetto, che all'epoca avevo appena scritto.
Ecco se non fossero passati vent'anni, se non fossi certa che Spike si sia fatto una vita, che mi abbia del tutto dimenticato, oserei dire che il sistema operativo sia modellato sul mio manualetto e che Joaquin, così come promesso nell'introduzione alle lettrici che avessero seguito i suggerimenti, c'è cascato con tutte le scarpe!
Vabbè son cose che capitano ma a parte questo Her è un film glaciale sulla follia che ha colpito quest'epoca dove, attraverso il monitor di un computer o di uno smart-phone, è più vivida l'illusione di un'emozione che la sua realtà, o per lo meno molto più facile.

Abbinamento cinematografico con un film che fu profetico ma che oggi sembra esser dimenticato: Hello Denise! Si presagiva già nel 1995 una società "deviata" nei rapporti umani vissuti tra telefoni e computer. Decisamente un film che fu avanti nel futuro. Da recuperare!
Se sei arrivato/a a leggere fin qui sappi che la storia dell'incontro con Spike Jonze è del tutto inventata, quella del manualetto invece no!

lunedì 10 marzo 2014

La grande bellezza





Dicono che La grande bellezza non abbia una trama. E questo sarebbe anche accettabile se la critica à la page non avesse aggiunto l’abusato “felliniano” per liquidarne l’aspetto onirico/grottesco.
Io vi ricordo che i nani li usa anche David Lynch e se con un fucile puntato alla testa mi obbligassero a dover fare un confronto penserei più a lui, per le molte sequenze che finiscono in un’oscurità di cui non si vede la fine.
Jep/Sorrentino scrittore privo di ispirazione, giornalista ma per lo più animatore di vuoti salotti romani osserva rassegnato lo scorrere di una vita emblema di un’apparenza che svela il nulla.
La percezione di un qualcosa che continua a sfuggirgli e che potrebbe rivelargli un mondo da guardare con occhi diversi, da quelli cinici e disillusi che si ritrova, è frustrata da relazioni e incontri privi di significato. Il tutto avviene sotto la luce di una Roma, perenne simbolo di un equilibrio precario tra grandezza e decadenza.  Tirerà i fili di tutta un’esistenza esorcizzando la morte e magnificando la kermesse di cui è al contempo attore e spettatore in un nuovo romanzo: la grande bellezza.
Non so se si è capito ma il film mi è piaciuto molto, ma molto davvero.
Critica aspra e aperta del mondo che rappresenta ed in cui è perfettamente integrata La grande bellezza  è una creatura mitologica che si nutre di sé stessa in un continuo rinascere dai propri rifiuti. Cinema, vita e decadenza si ritrovano in un disperato tentativo di autocelebrarsi.
Va benissimo che non sia piaciuto a molti, in particolare a coloro ancora legati ad una sinistra ideologica che forse non è nemmeno mai esistita e che si sentono traditi, umiliati e offesi da una classe dirigente che vive di aria fritta. Tutti gli altri si potranno godere un film forse non semplice ma che si avvicina pericolosamente e altrettanto tristemente al capolavoro.

Ecco, voi che mi leggete un po’ mi conoscete, potete immaginare come mi manca il gusto di tirare fuori una di quelle stroncature che tipo mi trovavo Sorrentino sotto casa ad insultarmi con gli stramuorti.
Praticamente mi è rimasto questo disagio per non aver potuto dissacrare come mi sarebbe piaciuto. Ho allora trovato questo espediente e vi regalo la Fanta Grande Bellezza:

Prendi la sceneggiatura de La Grande Bellezza e affidala ai fratelli Vanzina.
Carlo Verdone, la Ferilli, Bucciroso, Serena Grandi e pure Lillo puoi tenerli, vanno bene.
Servillo invece no, bisogna dare al parte a Christian de Sica.
La Santa, in una citazione che è più un doveroso omaggio, è Anna Mazzamauro.
Abbassa l’età delle invasate in discoteca e non far mancare un cameo di Belen ma attenzione mettici pure un’altra zoccola del momento, possibilmente bionda.
No musica house, no Carmina Burana, sì il tormentone dell’estate e i rumori come alle comiche.
Bene la craniata della performer ma seguita da una gara di rutti.
Christian è un paparazzo, celebre per aver scoperto in pieni anni 80 la tresca tra un noto politico e una soubrette del Drive-In, da allora non è più riuscito rifare il colpaccio.
Il suo obiettivo, da quando è arrivato a Roma dalla Ciociaria è quello di essere il re delle feste e almeno questo sogno l’ha realizzato.
Carlo Vanzina, essendo un genio, disegna il protagonista come un mix perfetto tra Don Buro e Cristiano Gardini (nell’insuperato episodio  di Fratelli d’Italia).
Malimortaccitua, ah fijo de na mignotta e stocazzo devono piovere come nemmo all’arrivo di un Monsone.
Esorcizza la morte con ripetute grattate di cojoni, corna a due mani e scongiuri.
Fai che almeno una delle conquiste di Gep de Sica sia un transessuale provvisto di travone.
Gran finale con il record di vendite del settimanale di gossip, per l’ultimo scoop del nostro paparazzo.
Si aggiunga pure un tocco alla Animal house con le didascalie che fanno luce sul futuro dei personaggi.
Cinepanettone? Sì, ma the best ever.
Si proceda come descritto e verrà completamente ad esaurirsi la carica rabbiosa e l’odio scomposto per la grande bellezza e il suo oscar.

I commenti all’uscita del cinema saranno i seguenti:
Divertentissimo, esilarante! Christian resta sempre un mito, peccato però che non ci fosse Boldi…
Cristina, 35 anni bibliotecaria

Da questi film non ti aspetti altro che svago e devo dire che mi sono molto divertita! Ce ne fossero di più e tutto l’anno!"
Ludovica 17 anni, studentessa Magistrali

“La solita boiata ma non posso fare a meno di andare a vederlo”
Francino, 45 anni, lattoniere

“Meno peggio di quel che credevo, mi sono fatta quattro risate”
Ada, 37 anni, Infermiera

“Ci sono venuta solo perché mi ci ha portato il mio ragazzo… ora lo odio”
Sabrina, 23 anni, studentessa Lettere e Filosofia

“La ragazza mia non ce capisce ‘n cazzo… So’ fenomenali, de Sica me fa’ scompiscia’”
Maurizio, 24 anni, padroncino


“Perfetto, non ho altro dire… Perfetto!”
Aldo, 54 anni, ingegnere edile


venerdì 7 marzo 2014

47 Ronin

  • Giovedì 6 marzo 2014 Anteprima Universal in Via Po, ore 18.00
  •  Nel pubblico gli studenti di una scuola di Kendo


Ispirato ad una leggenda giapponese 47 Ronin è prima di tutto uno spettacolo per gli occhi in cui, senza un uso smodato di effetti speciali, l'apparato visivo è magnificato da una fotografia quasi iper realistica che fa godere ogni singolo dettaglio di scenografie e costumi.
Un trionfo di colori ai limiti dello psichedelico che senza difficoltà piomba lo spettatore in un mondo totalemnte estraneo non solo per usi ma per valori.
L'onore questo sconosciuto, legge superiore appartenente solo ai nobili d'animo prima ancora che di rango, forse per questo oggi quasi totalmente in disuso. Cioè vai a spiegare cosa è l'onore a un quindicenne e vi saprà parlare solo della Roma o della Lazio, credendo fermamente di sapere quello che dice. Ma senza scendere così in basso devo dire che pure io ce l'avrei qualcosa da ridire su questa fedeltà assoluta al proprio signore e a questo gusto del morire  per lui.
Unico protagonista occidentale un Keanu Reeves, latitante dalle scene dal poco incisivo remake di Ultimatum alla terra, che riesce nell'impresa deniresca di non cambiare mai espressione in tutto il film. Non per questo ho qualcosa da ridire, il suo personaggio è un mix di umiltà, di dolore, di straniamento, di questo benedetto onore e diciamolo, pure di sfortuna.
Splendide le due interpreti femminili incarnazione del bene e del male.
La storia, riassumbile per archetipi, è contenuta nel proclama di un amore impossibile. Si soffre, si spera ma si partecipa alle scelte e si accetta il finale con rassegnazione.
Punto di forza del film è la parte "magica" che si integra alla perfezione con quella "storica". Bellissime le sequenze con i demoni e le trasformazioni della perfida strega.
Da segnalare che l'uccisione della creatura bestiale da parte di Keanu Reeves nella prima parte del film è identica a quella della tigre in Sandokan (minuto 1. 50 ma potete anche godervi la celebra sigla per intero) di quasi 40 anni fa.

Una bella visione da consigliare anche, ma non solo, ad un pubblico giovane per le innumerevoli scene di azione e di combattimento unite ad una storia che trasmette valori dimenticati.


Abbinamento con l'Accademia Romana di Kendo dovre potrete apprendere la via della spada per diventare dei samurai occidentali! In via Tripolitania 34 tel Carlo: 3397544937  e Maurizio: 3495926363

domenica 2 marzo 2014

Masters of sex




 Si è conclusa la prima stagione di Masters of sex, pregevole serial basato sulla storia reale di Billy master e Virginia Johnson (Masters of Sex: The Life and Times of William Masters and Virginia Johnson).
Orfana addolorata di Breaking bad, consapevole che nemmeno l'attesa della quarta stagione di Game of Thrones potrà colmare il vuoto lasciato da Mr. White e Jesse Pinkman, ho pensato di cominciare a guardarmi in giro per trovare un'altra serie da cui diventare dipendente e ho voluto concedere una chance ai due pionieri del sesso.
Con una preponderanza evidente di personaggi femminili spregiudicati e aperti al progresso, oltre che all'affermazione personale, rispetto a uomini parecchio retrogradi e ben più repressi, gli episodi si muovono paradossalmente tra la ricerca scientifica sulle reazioni sessuali e l'incapacità di Billy Masters a comunicare un qualsiasi tipo di sentimento.
In un atmosfera fine anni cinquanta ben ricostruita con una dovizia di particolari alla Mad Men si intrecciano le storie delle persone coinvolte nell'ospedale pur senza prendere la connotazione di serie prettamente medica.
Inizialmente non si può non restare affascinati dalla deliziosa Lizzy Caplan ma più si va avanti nella visione e più si resta avviluppati da una scrittura notevole che aggiunge ad ogni episodio umanità ai personaggi.
Uscirà mai in Italia? Chissà... e probabilmente tagliata nonostante non ce ne sia alcun bisogno.
Nel frattempo in un momento di stanca di parecchi serial che sembrano prolungarsi senza un vero perché questo Master of sex è veramente piacevole e, nonostante la storia tra i due protagonisti sia nota ad una prima ricerca sull'orrido wickepedia, la visione è intrigante e piacevolissima.
C'è da dire che le foto dei reali protagonisti della storia sono meno interessanti degli attori che interpretano il ruolo e che pensarli mentre si accoppiano in un laboratorio non restituisce lo stesso effetto di un episodio di Master of sex.
Si aspetta la seconda stagione sperando in altrettanta capacità di raccontare.

Abbinamento acquisti se così si può dire con il car boot market, dove si possono vendere cose che non ci servono più espondendole dal bagagliaio della maccchina. In occasione per andare a vedere ma anche per svuotare al cantina...