martedì 9 dicembre 2014

Frequencies (OXV: The Manual)


  • Recuperato dai meandri della rete
  • Visto un paio di giorni fa



Lasciatemi fare... che quando scopro una chicca di cui nessun altro ha mai parlato mi piace gingillarmi un pochino.
Come ci sono arrivata non lo so, direi più che altro lui ha trovato me.
Ambientazione alla Never let me go, pur senza quella fotografia densa di malinconia.
In una scuola si decidono futuro e destino in base alla frequenza o vibrazione emessa dai singoli individui.
L'incontro di Zack e Marie è osteggiato, fisicamente pericoloso eppure inevitabile.
Ma il futuro e il destino sono realmente nelle nostre mani?
Scienza, fantastcienza e sentimenti si palleggiano dati e risultati fino ad arrivare ad una scoperta in grado di cambiare la nostra vita così come la conosciamo.
Implicazioni etiche e sociali che minano qualsiasi credenza, idee trasmesse per parole e immagini che lasciano solo intuire massimi sistemi inarrivabili.
Volendo destabilizzante.
Una trama originalissima e intrigante, interpreti giusti e appassionati per un film che è una vera sorpresa nel panorama di banalità sfornate con lo stampino.
Scritto e diretto da un ispirato Paul Darren Fisher di cui ho trovato in rete, giustamente incuriosita, veramente molto poco
Visto in lingua originale (ma non potevo aspettare a tempo indeterminato), spero in una prossima visione con sottotitoli, che sicuramente qualcosa mi è sfuggito.
Consigliato a cinenauti alla ricerca di perle rare.

Abbinamento con il supermercato vegano a Roma, in via Angelo Emo, 125. Andate e mangiate tranquilli, in pace.

lunedì 1 dicembre 2014

Interstellar


  • Venerdì 29 novembre 2014, Cinema Odeon di PIazza Iacini, spettacolo delle 21.16
  • Nel mentre si cercava parcheggio incrociamo i Cugini di Campagna al gran completo.
    Si preme il tasto e scende il finestrino "Siete sempre i migliori!" e i Cugini sono contenti!

Interstellar: tutti a preoccuparsi della veridicità scientifica delle teorie su buchi neri, relatività e wormhole e nessuno che si chieda perché Matthew McCounaghey abbia un colorito arancione pure dopo un anno di ibernazione.
Bel filmone al quale si perdonano alcuni didascalismi che gli impediranno di sostituire 2001 Odissea nello spazio nell'immaginario di miglior film di fantascienza della storia del cinema.
In compenso l'attraversamento del buco nero si candida a miglior sequenza Science-fiction degli ultimi150 anni. Veramente ingegnosa la costruzione del continuum temporale a chiudere il cerchio di una vicenda che non lascia dubbi su quali siano le cose importanti e sul nostro ruolo di artefici del nostro destino.
La tensione prende e nel virtuoso montaggio parallelo di due momenti cruciali della storia si riesce a non pensare alla visione oscura che si delinea per il nostro futuro di terrestri.
Questa volta Nolan non mi ha deluso e sebbene continui a considerarlo un regista furbetto più che ispirato, ha sfornato un'opera degna di esser vista e goduta assolutamente su un grande schermo. Quindi scordatevi i vostri televisoroni piatti e fatevene una ragione, non possono ancora competere con la visione in sala...
Leggibile a più livelli Interstellar tende a imporsi soprattutto per la parte sentimental/familiare dello struggente rapporto genitore/figli, anche se sarà difficile dimenticare i pianeti ostili dalle onde ciclopiche o dai ghiacciai infiniti.
Insomma una fantascienza che potrà piacere anche ai non fissati.
Da vedere.

Abbinamento con un posto scoperto ieri, una zona termale vicino Viterbo: Le Masse.
Meraviglioso starsene nell'acqua calda all'aperto a fine novembre!

giovedì 20 novembre 2014

Ogni maledetto Natale

  • Mercoledì 19 novembre 2014, matinée in anteprima al cinema Adriano di PIazza Cavour
  • Per raggiungere il cinema: 3 autobus e alla fine un taxi

Se avessi un sottotitolo sarebbe "fuggo il cinema italiano come la peste". Ma no, non questa volta.
Giacomo Ciarrapico e Mattia Torre mi danno una certezza, Mastandrea me lo becco in ogni salsa, ci sono i due Guzzanti che piacciono a me, poi Pannofino e Giallini che sono grevi ma mi fanno schiattare dalle risate.
La prima parte del film è girata come se fosse un horror, con un casting sembra che sembra organizzato da Rob Zombie in persona (complimenti al trucco!), poi la sorpresa del secondo tempo, che tanto sorpresa non è visto che è spiattellata sul manifesto del film, forse una decisione poco coraggiosa di un MKTG che non voleva giocarsi un trailer "limitato".
Personaggi e interpretazioni fantastiche, dialoghi (ma c'erano pochi dubbi) da sganasciarsi e ambientazione movimentata nonostante esca fuori la matrice teatrale dei due registi/sceneggiatori.
Ogni maledetto Natale non troverà un posto nelle antologie di cinema accanto a Deserto Rosso ma dio santissimo ti fa ridere a crepapelle con sagacia e intelligenza.
Nella speranza che la premiata ditta Ciarrapico/Torre si metta seriamente di buzzo buono per insinuarsi ogni anno tra le uscite natalizie, richiamando un pubblico trasversale e facendo venire i sudori freddi a stanchi Pieraccioni e orrendi Neri Parenti, io mi  auguro di vedere un trionfo bello e meritato al botteghino.
Consigliato a tutti. In particolar modo a mio fratello che lo adorerà!

Oggi mi concedo il usso di segnalare una pizzeria dove ancora non sono stata ma di cui ho sentito parlare un gran bene. Nel caso fatemi sapere!
Pizzeria al Piennolo, Via Rocca Priora 53, tel 06 780 3110

mercoledì 19 novembre 2014

Trash


  • Martedì 18 novembre 2014, ore 15.30
  • Anteprima Universal


Una curiosa coproduzione brasileiro/britannica che sorprende per un'ambientazione che al confronto The millionaire sembra girato in paradiso,  ti sbatte in faccia una miseria con cui nessuno di noi ha mai avuto a che fare e ti trascina in'azione forsennata alla Bourne identity.
Passato il primo momento di stupore la vicenda si dipana interamente sulle spalle di tre quattordicenni, non ancora adulti ma nemmeno più bambini.
Bravissimi, incredibili, non so se siano attori professionisti ma fanno passare decisamente in secondo  piano le comparsate di una spaesata Rooney Mara e di Mr. Marteen "Apocalipse now" Sheen piuttosto stanco.
Stephen Daldry conferma il suo occhio speciale per il mondo dell'infanzia, da Billy Elliot a Molto forte, incredibilmente vicino anche se Trash in realtà è anche un film d'azione che  non lascia un attimo per respirare.
Vincitore del premio BNL assegnato dal pubblico come miglior film della  9° edizione del Festival Internazionale del film di Roma, Trash merita la visione per tanti motivi.
Non ci sia annoia, si prova a capire come sia possibile la vita in situazioni del genere, si partecipa increduli, si viaggia dove mai si vorrebbe e non si dimentica facilmente.

Abbinamento cinematografico con un altro film brasiliano Nosso lar che vale veramente la pena cercare e vedere. Anche qui siamo costretti ad un viaggio che non vorremmo mai fare main questo caso di tratta di un viaggio dell'anima. Una storia bellissima che solleva un velo sulla realtà come la conosciamo per addentrarsi in territori in cui di solito non abbiamo accesso. Carico di emozioni e denso di spunti di riflessioni.



domenica 9 novembre 2014

I guardiani della galassia

  • Sabato 8 novembre 2014, sala 7, matinèe
  • Cinema Lux di Via Massaciuccoli (trovato parcheggio sotto il cinema)

Qualche mese fa avevo visto il trailer e avevo gioito per la miriade di alieni colorati che vi si aggiravano. Per una fortunata serie di eventi riesco ad andarlo a vedere senza saperne un bel niente, una delle cose che mi da più soddisfazioni è andare al cinema con curiosità, senza aspettative e guidata solo dall'istinto.
I minuti iniziali mi strappano le lacrime per poi ridarmi il sorriso nel giro di pochi secondi.
Si sussegue una baraonda di visioni, capitomboli, combattimenti inframezzati da momenti di puro humour. Non si ha nemmeno il tempo di assimilare che il vortice di immagini ti trasporta senza tregua.
Nomi e situazioni che ti perdi, nemmeno ti trovassi al primo episodio di Game of Thrones ma poi si diradano le nebbie e appare anche un fantastico procione parlante con un Groot albero irresistibile, cupi e inquietanti invece i cattivi.
Io, comunque, mi sento a casa dove c'è così tanto universo!
La sequenza nella quale si introducono le gemme dell'infinito è una meraviglia che evoca passati ancestrali e verità perdute che si riaffacciano mascherate di fantasia come in un trip psichedelico.
Stazioni spaziali costruite all'interno di un cranio di un'antica e gigantesca creatura celeste... Per me che quest'anno sono andata veramente poco al cinema questo è uno spettacolo meraviglioso, divertente e anche con un messaggio positivo.
La colonna sonora un punto a favore, non c'è un solo brano sbagliato.
Alla fine in sala rimaniamo in pochi, ci sorbiamo tutti i titoli di coda perché, cazzo, si sa che i film Marvel hanno sempre una scena da regalarti!
Si attende il seguito per il 2017, sperando sia uno di quei rari casi à la Terminator in cui il secondo episodio sia all'altezza del primo.

Abbino alla simpatica offerta del Lux che il sabto e la domenica propone matinèe al cinema includendo un brunch nel locale di fronte, il SET a prezzi decisamente convenienti.
Tra l'altro una vera manna per chi lavora la sera e diversamente dovrebbe rinunciare al piacere di un buon film!


venerdì 3 ottobre 2014

Dracula Untold

  • Giovedì 2 ottobre 2014, Anteprima, Cinema Barberini nell'omonima Piazza
  • In compagnia del Ballestrero

Un nuovo capitolo della saga draculiana. Come ne ho saputo l'esistenza mi sono detta ma basta! Basta! Ancora con Dracula? Ce l'hanno fatto vedere in tutte le salse!
E poi dopo il Dracula di Coppola veramente c'è qualcuno che ardisce a mettersi in competizione?
Poi ieri sera l'anteprima... e sapete che c'è? Ci si appassione, ci si lascia trasportare, si partecipa, spera e ci si dispera. Dracula untold è un bel film oltre che uno spettacolo per gli occhi con almeno un paio di scene degne di presenziare in un immaginario catalogo di scene meravigliose.
Uno dei punti forti sono proprio le scenografie tra il mozzafiato e il rigoroso ma qui non è solo l'estetica a far da padrona perché tutta la sceneggiatura è pervasa dall'eterno conflitto tra bene e male e alle infinite sfumature che si trovano nel mezzo.
Produzione americana ma con un regista irlandese al suo debutto, al quale evidentemente si deve l'anima vibrante del progetto. Intendiamoci non siamo di fronte al film che scalzerà Citizen Kane dal podio ma Dracula Untold è decisamente ben costruito e il suo protagonista, Luke Evans, ha il fascino dell'eroe tormentato, adatto al ruolo.
La conclusione del film per chi è avvezzo alla storia del Principe Vlad ovviamente non è una sorpresa e lascia supporre un seguito, che potrebbe essere anche piuttosto interessante.
Film consigliato non solo agli amanti del genere ma a chiunque voglia godersi sullo schermo guerra, avventura, storia d'amore, vendetta e riscatto... che volete di più?

Vi propongo un abbinamento scicchissimo con il Museo Andersen in Via Pasquale Stanislao Mancini, 20 tel. 06 3219089, tra Piazzale Fliaminio e le Belle Arti. Ingresso gratuito e sorpresa e meraviglia assicurate per chi ha l'animo di apprezzare l'arte.

mercoledì 1 ottobre 2014

Amore, cucina e curry

  • Mercoledì 1° ottobre 2014, Casa del Cinema a Villa Borghese, con il regista in sala
Un bel film prodotto da Spielberg e Ophra Winfrey che, per andare sul sicuro, affidano il progetto a Lasse Hallström. Regista esperto di sentimenti e col talento della commedia che diventa favola, che già aveva avuto a che fare con sapori e gusto in Chocolat, Hallström prende l'amore, la cucina e il curry e li mescola ottenendo un risultato decisamente piacevole.
Con l'ausilio di una sempre perfetta Helen Mirren, unica star a fare da traino, ci si appassiona, ci si diverte e volendo ci si commuove anche un po'.
Per chi come me poi è appassionata di cucina è anche un gran piacere perdersi tra i colori delle spezie, del mercato e i tra i fumi della cucina.
Bravi gli attori indiani, leggermente posticcia Charlotte Le bon (che non è la figlia di Simon, per chi se lo chiedesse), tutta una spettinatura ad arte e uno sgranare di occhioni.
Messaggio di integrazione, di importanza della memoria ma anche di saper lasciare andare ma soprattutto di vivere seguendo il cuore.
Un film per tutti (da non leggere in senso negativo) che praticamente non ha punti deboli per lo spettatore che voglia godersi una bella storia, senza stare troppo a fare i conti con la realtà. E direi che almeno al cinema ogni tanto ce n'è bisogno.
Nell'intervista dopo la proiezione in anteprima scopriamo che Lasse
Hallström da 3 anni è vegano e che è poco interessato al cibo e che inoltre tutti i manicaretti preparati nel film hanno fatto una brutta fine dopo ore e ore sotto i riflettori. Che gran peccato, visto che oltretutto si esce dalla sala con la voglia di un ristorante indiano per stordirsi di profumi e sapori...



giovedì 25 settembre 2014

Violent shit - the movie (Anteprima)


 

Dopo qualche mese di assenza causato da una noia cinematografica mortale ritorno a scrivere sulle pagine virtuali Cinefilante di Violent Shit - The Movie, horror low budget, coprodotto tra Italia e Germania ad opera di professionisti invasati del genere.
Prendete un regista con le palle (Luigi Pastore) e un misteriosissimo produttore che non vuole far sapere chi è e adotta un nome d'arte (Lucio Massa), lasciateli liberi di dare sfogo alle loro "passioni" ed ecco nascere il reboot di Violent shit, allucinante trilogia tedesca degli anni 80 sulle gesta efferate di serial killer con un'inquietante maschera di ferro.
Al progetto si unisce il produttore originario della trilogia, Steve Aquilina, che si ritaglia una parte come attore nella nuova avventura e che arriva a Roma da Berlino con la maschera feticcio originale del killer.
In poche settimane si organizza tutto, set (una splendida villa sull'Appia Antica), casting, costumi, scenografie, effetti speciali, ciack si gira!
I protagonisti spaziano dall'icona Giovanni Lombardo Radice all'attore e  show-man Antonio Zequila con tutta una serie di giovani attori incredibilmente bravi e promettenti: Vincenzo Pezzopane, Erika Kamese, Simone Destrero e Leonardo Pace.
Camei da far invidia a Quentin Tarantino: Enzo G. Castellari, Luigi Cozzi, Antonio Tentori e, direttamente dalla dolce vita, Fabrizio Capucci.
Vi piace l'horror estremo? Amate la tensione insostenibile che culmina in una strage?
Volete vedere cervelli spappolati e un sacco di belle figliole ignude con un'ascia nella schiena? Violent shit non vi risparmierà nulla! Ma non vi pensiate che siano solo schizzi di sangue, la sceneggiatura è stata scritta con cura e niente è stato lasciato al caso. Siamo di fronte ad un caso cinematografico che farà parlare di sé, questo è garantito!
Nel frattempo se volete seguire cosa succede e cosa succederà potete collegarvi alla pagina facebook per restare aggiornati!
Ah... dimenticavo, indovinate un po'? In qualche modo ci sono di mezzo anch'io! ;-)

Cosa si abbina ad un film horror italiano ancora in fase di lavorazione? Bella domanda! La risposta è: qualcosa che non c'entri assolutamente nulla! Quindi vi segnalo lo splendido vivaio Fleming, un piacere per gli occhi e per gli amanti delle piante e c'è pure un angolo er la vendita dei prodotti dell'orto a chilometro zero.
Vivaio Fleming Via dei Due Ponti, 61, Roma tel 06 3340587



martedì 3 giugno 2014

Edge of tomorrow


  • Lunedì 2 giugno, Cinema Europa di Corso d'Italia, spettacolo delle 20.20




Di strada ne ha fatta questo ragazzotto che ballava in mutande in Risky Business.
Lo odiavo profondamente per Top Gun, un film emblema degli anni 80 che tutti amavano alla follia e a me faceva cagare.
Piano piano però Tom cominciò a scegliere dei copioni decenti e Nato il 4 luglio per me fu una folgorazione sulle sue doti interpretative. Il resto è storia.
Prediligo quegli attori che sanno fare delle scelte nella loro carriera e si impongono anche come produttori, poi prediligo la fantascienza e la "visione oltre" che Tom Cruise non si è mai fatta mancare.
Mi diverte Mission Impossible in cui è sempre impeccabile, mi diverte il suo tentativo costruito di mostrarsi con un senso dell'humour, che non sono così sicura abbia veramente.
Insomma il binomio Tom Cruise/fantascienza non me lo perdo.
Eccolo sullo schermo con gli anni in più portati con eleganza, la storia è notevole anche se interamente copiata da The Groundhog day. Ma cavolo ad avercene di storie del genere e con una motivazione asciutta, definitiva, che sta in piedi senza falle o buchi di sceneggiatura.
Tom Cruise fa il film, perfetto nel ruolo, capace di emozionare e di cambiare, esattamente come Bill Murray. Meno convincente una sbiondita Emily Blunt, funzionale ma troppo indurita nei lineamenti per piacermi del tutto.
Alieni strepitosi nella loro diversità e inesorabilità distruttiva.
Divertenti i comprimari, montaggio perfetto, finale doveroso.
Uno spettacolo che vale la pena vedere al cinema. Anzi io mi sa pure che me lo vado a rivedere.

Emporio Poli in Via Chiana 69/71, in pieno quartiere Trieste,  tel 068551321, chiuso giovedì pomeriggio e domenica.
Se ad un'occhio non attento, dall'esterno, può sembrare uno dei tanti negozi che hanno tutto e niente L'Emporio Poli riserva grandi emozioni se visitato all'interno.
Una selezione pazzesca di articoli per la casa, la cucina e l'igiene che vanno dall'oggetto d'uso comune a quello più sfizioso e praticolare. Una miniera di cose che fanno la felicità di chi è sempre alla ricerca di cose introvabili, all'insegna della qualità. Se non avete idea di cosa comprare qui sicuramente la vostra volgia sarà stimolataalla grande. Proprietari gentili e iper competenti. Merita una visita, anzi di essere inserito nei luoghi in cui tornare!



sabato 19 aprile 2014

Transcendence

  • Lunedì 14 aprile 2014, Cinema Adriano in Piazza Cavour ore 20.30 Anteprima
  • Cellulari imbustati e sigillati, impegni firmati di non divulgazione fino alle ore 18 del 16 aprile 2014. Vabbè.
  • In sala Anselma dell'Olio, che se n'è andata a metà film.


Indeciso tra una fantascienza concettuale ancora legata ai cavi e agli hard-disk ed una più cinematografica di effetti speciali e nanotecnologie, Transcendence si apre come se fosse un episodio di Revolution, in un mondo post black-out totale.
Torniamo a cnque anni prima per capire cosa sia successo...
Scopriamo che Jhonny Depp è andato da un chirurgo plastico, un macellaio de quarta categoria, che l'ha botulinato all'inverosimile eliminando anche l'ultimo briciolo del suo antico fascino.
Triste declino quello di uno dei divi più desiderati dal genere femminile, diventare l'ombra imbolsita di se stesso, senza aver la possibilità di modulare un'espresione che sia una.
Hai voglia a lavorare con Tim Burton che ti mette un centimetro di cerone bianco per ridisegnarti la faccia, se vuoi parti differenti da Willy Wonka o Cappellaio matto, ti tocca presentarti con questa faccia che non è più la tua. Contento tu....
Scienziato di fama mondiale insieme alla moglie, l'ormai lanciatissima Rebecca Hall, viene preso di mira da un gruppo di ecoterroristi contrari alla tecnologia e ridotto in fin di vita.
La moglie disperata trasferirà la sua coscienza su un computer e saranno cazzi un po' di tutti quanti.
Se dovessi elencare tutti i film in cui hanno trasferito la coscienza di qualcuno in un computer ci passsrei la notte e, sebbene io stessa ho più volte asserito che mi farei impiantare un chip à la Matrix per potermi caricare all'occorrenza programmi per pilotare aerei o elicotteri ma soprattutto tecniche di arti marziali per fare un mazzo così a chi dico io, oggi ho altri programmi
Lasciamo perdere per un attimo le questioni tecnico/scientifiche, che per la perenne sete di fantascienza le lascio da parte pur di godere pienamente di una storia dimenticando il significato del termine credibilità.
Lasciamo perdere la non recitazione dell'ex bel Johnny Depp e pure dei comprimari, incluso un inutile Morgan Freeman che sembra messo lì solo per rispettare una quota parte delle minoranze di colore.
Lasciamo pure stare tutto il resto e uscirà fuori questo Transcendence che sembrava avere così tanti numeri per essere il film di fantascienza dell'anno e invece alla fine è un B-movie rinforzato da un improvviso e inaspettato arrivo di capitali.
Insomma lasciamo stare un po' tutto, anche l'idea di andare a vederlo e tuttalpiù recuperiamo
Äkta människor, vi basti sapere che è molto ma molto più intrigante.

Abbinamento televisivo con Äkta människor , serie svedese, in cui la problematica del trasferimento di coscienza in un'unità robotica assume contorni stratificati e impicazioni interessantissime, sempre dalle parti del prequel di un possibile Terminator.









martedì 15 aprile 2014

Gran Hotel Budapest

  • Domenica  13 qprile 2014 ore 20.25, cinema King di Via Fogliano. Sala piena zeppa.



Wes Anderson ha la capacità di creare universi perfetti, può essere una casa, oppure una barca, un'isola o un treno, questa volta è un albergo, il Grand Hotel Budapest, che è tutto racchiuso in un libro e in qualcuno che lo legge. Piccole scatole cinesi che si schiudono con la delicatezza di boccioli.
Lo so è una metafora sdolcinata ma sono ancora in visibilio per la visione, per aver assaporato ogni piccolo particolare funzionale alla storia.
Non si può restare indifferenti ai personaggi, tutti talmente caratterizzati da sembrare personaggi di una serie di fumetti, disegnati prima ancora di essere diretti e messi in scena.
Funzionano tutti e si fanno adorare, anche i cattivi incalliti come Jopling/Willem Dafoe con i suoi assurdi stivaletti.
Le consuete inquadrature simmetriche, i colori protagonisti tanto quanto gli attori, il senso del surreale, la malinconia, il fine umorismo ancora una volta sono elementi orchestrati alla perfezione.
Il tutto si fonde in un bellissimo spettacolo per gli occhi, solletico per la mente e soddisfazione per l'anima.
Le scene dell'inseguimento sulla neve, la catena umana tra i concièrge, la fuga dal carcere e l'hotel stesso sono divertentissime e  disseminate di belle storie di amicizia, onore, amore e le cose importanti per le quali vale la pena lottare.
Per me sicuramente uno dei film dell'anno e, nonostante la mia passione per Le avventure acquatiche di Steve Zissou e Il treno per Darjeeling (con il quale ho inaugurato nel lontano 2008 questo blog), forse per ora il miglior film di questo fantastico regista.
Da non perdere e, se non vi dovesse piacere, è vero che i gusti non si discutono, ma fatevi qualche domanda!
La risposta invece, se volete saperla, ve la posso dare io.

Abbinamento mangereccio di una certa classe con la prima pasticceria crudista al mondo Grezzo, in via Urbana, 130 in pieno quartiere Monti. Non avete idea di cosa si tratti? Ecco una buona occasione per fare un giro in centro e provarla!

venerdì 4 aprile 2014

L'uomo che aveva picchiato la testa


  • Giovedì 3 aprile 2014
  • Comodamente a casa in poltrona tramite Mymovieslive

Bobo Rondelli è l'uomo che aveva picchiato la testa e Paolo Virzì ce lo racconta insieme a una Livorno/entità che sembra possedere le anime dei suoi abitanti, in un documentario del 2009 che sembra girato col filtro 1970 di Instagram.
Avevo sentito parlare della storia di Bobo Rondelli di cui ricordavo perfettamente l'esordio con gli Ottavo Padiglione e ho colto l'occasione di conoscere la sua storia.
L'indiscussa genialità del Bobo musicista e artista va di pari passo con la sua incapacità di rappottarsi a tutto ciò che è socialmente strutturato.
Capace di stregare sul palco con melodie e testi capaci di far risuonare le corde della malinconia e della vita stessa ma soprattutto di vivire/rivivere personaggi, situazioni, vecchie storie alla stregua di un cantastorie dei nostri tempi. Voce notevole che canta a carne viva
Non si può non rimanere affascinati dall'universo Rondelli che decide di gravitare esclusivamente nella sua Livorno che diventa al contempo gabbia e valvola di sfogo.
E se il business della musica non gli perdona la sua totale anarchia almeno i suoi concittadini lo adorano e giustamente si godono le sue performance ammalianti.
Non c'è risposta al perché di una scelta che lo stesso Bobo confessa difficile e con momenti bui.
Virzì, esule livornese ma con la sua città sempre nel cuore, con simpatia e grande affetto dipinge un ritratto genuino e disarmante di questo suo coetaneo non allineato.
Agli spettatori resta l'amaro in bocca per la quasi certezza che sarà difficile vederlo un giorno al Sistina oppure in una sala dell'Auditorium e questo è un vero peccato perché non solo un tale artista meriterebbe un pubblico molto più vasto ma perché la poesia, quando trova una voce tanto ispirata, non andrebbe sprecata o confinata.




giovedì 3 aprile 2014

Napoli Napoli Napoli

  • Mercoledì 2 aprile 2014 al Piccolo Apollo  (Centro Aggregativo Apollo 11) in via Bixio 80/b 
  • Proiezione del film e incontro con Abel Ferrara





Film documentario su Napoli che racconta le testimonianze di donne in carcere, dello sfacelo de Le vele di Scampia e della spirale involutiva di una categoria sociale che non sembra trovare alcun modo di uscire dalla miseria, dalla droga e dal degrado. Messo a confronto con le poche atttività di un paio di centri sociali autogestiti non sembra esserci troppa speranza.
Il risultato è quasi disturbante e non scevro dal coumincare una certa angoscia almeno a me che sono abituata ad andare a Napoli per mangiare pizza e sfogliatelle, non senza un aperitivo al Gambrinus e una puntatina da Gay Odin per comprare dell'ottimo cioccolato.
Sceneggiato interamente da italiani, uno dei quali, Maurizio Braucci, direttamente coinvolto nell'attività del DAMM, centro augoestito dedicato a Diego Maradona, Napoli Napoli Napoli intraprende la strada del documentario sui generis, tra interviste, filmati di repertorio e anche una parte di fiction, il tutto con un risultato di grande fascino. E' innegabile che Abel Ferarra sia un grande uomo di cinema, di quelli che forse non esistono più, nella sua capacità di guardare il mondo attraverso la macchina da presa per risputarlo come qualcosa di altro.
Altrettanto conosciuta la sua necessità di frugare nel degrado, prima ancora che ambientale dell'essere umano. Uno dei pochi registi che va dritto per la sua strada senza pensare minimamente al business, difficilmente infatti quest'opera vedrà la luce al cinema nonostante il valore dell'impresa.
Poi è chiaro, restano tante domande e forse anche molto sconforto perché la situazione sembra essere senza via d'uscita.
Quello che emerge drasticamente è la totale mancanza di assunzione di responsabilità da parte di chiunque abbia a che fare con Napoli, gli abitanti che addossano colpe allo stato e lo stato (nella persona di Rosa Ruso Iervolino) che addita il contesto storico sociale da tempi immemorabili.
Poche le persone che si prendono a cuore in prima persona di fare qualcosa, spesso con esiti fallimentari. Non è un caso secondo me se nel film nemmeno una volta si vede il mare, simbolo di apertura e energia vitale, ci sono solo vicoli degradati, periferie inaccettabili e storie da prendere, partire e non tornare mai più.
In sala dopo il film incontro con il regista che si è prestato a rispondere alle domande di un pubblico di varia umanità. Da quello che ha tirato in ballo il fascismo e il nazismo e si è messo a urlare a chi ha preso la parola per raccontare di sé.
Io ho fatto la seguente domanda "Dopo aver girato il film crede ci sia una speranza per Napoli?".
Abel si è massaggiato il viso segnato, ha abbassato il capo, ha scosso la testa e ha farfugliato qualcosa del tipo bah, boh, non so... e ha passato il microfono ad uno degli sceneggiatori che ha parlato di qualcosaltro.
Il regista in questo periodo comunque è a Roma e sta girando Pasolini con un Willem Dafoe mimetico. SI aspetta con curiosità!

Doveroso abbinamento con lo spazio che ha ospitato la serata il Piccolo Apollo, interessantissime le attività e le politiche. Fatevi un giro sul sito per conoscerlo un po' meglio!

lunedì 24 marzo 2014

Her



Spoiler Alarm, legga solo chi ha visto perché vi dico come finisce.

Conobbi Spike Jonze verso la fine del 1992 durante un viaggio negli USA, all'epoca aveva girato solo qualche corto e mi diceva che stava per fare alcune cose per i R.E.M.
A cena a casa di amici, si presentò da solo dicendo "Ciao sono Adam ma il mio nome d'arte è Spike Jonze..."
Io pensai "Dio santo... co' sto nick orrendo questo non va da nessuna parte, al massimo potrà fare dei cartoni animati!".
Lo confesso... mi sembrò un po' un cazzaro, uno che racconta che sta nel mondo del cinema e della musica per fare colpo e poi i R.E.M. mica i Beatles...
Mingherlino, un po' biondiccio, con un naso che sfugge alla logica, cioè a me non mi piaceva proprio e poi diciamolo, la prima sera "uh che fico", la seconda ancora a parlar di inquadrature, la terza mi ero già fatta due palle così...
Per anni il giorno del mio compleanno mi ha mandato con Interflora un mazzo enorme di peonie rosa che, fischia, gli saranno costate un patrimonio. Poi si è sposato con Sophia Coppola e lei ha posto il veto: basta peonie.
Detto ciò si rileva come io non ci capisca una mazza di uomini, di nomi d'arte e pure di cinema visto come alla fine Being John Malkovich e  Il ladro di orchidee, nonostante il pesce lesso Nicholas Cage, siano tra i miei film preferiti, pur non essendo cartoni animati.
Ma veniamo al film, praticamente Spike prende Lars and the Real Girl e al posto della bambola gonfiabile ci mette un sistema operativo con la voce di Scarlett Johansonn.
Il pubblico grida al miracolo, quale poesia, quale introspezione, quale fine disamina dell'animo umano e quale romanticismo. Film migliore del ventunesimo secolo, che mi sembra quantomeno prematura come affermazione.
Il sistema operativo è friendly, accattivante, curioso ma soprattutto, imparate donne, è sempre d'accordo con Joaquin e finanche gli manda a casa altre donne affinché possa soddisfare la parte fisica. Procedendo nella storia però sto sistema operativo ci prende gusto e comincia a darsi alla pazza gioia, questa volta imparate uomini, gli si apre un mondo e comincia ad intrattenere relazioni a destra e a manca fino a che si evolve in qualcosa di incomprensibile per una mente umana limitata (maschile) e lascia il suo amore baffuto in una valle di lacrime, a far di conto con il nobile gesto del lasciare andare...
Il sistema operativo dunque trasmuta non senza prima aver risposto "anch'io" a "non ho mai amato nessun altra come te".
Come spesso mi piace ricordare, molti anni fa scrissi ad uso e consumo di una mia amica "Il manualetto della perfetta stronza", purtroppo ora perduto in uno dei vari computer crash ma di cui, come autrice, preservo in me i concetti sempre validi, nonostante il passar del tempo.
Ricordo anche che ne parlai ad Adam/Spike Jonze di questo manualetto, che all'epoca avevo appena scritto.
Ecco se non fossero passati vent'anni, se non fossi certa che Spike si sia fatto una vita, che mi abbia del tutto dimenticato, oserei dire che il sistema operativo sia modellato sul mio manualetto e che Joaquin, così come promesso nell'introduzione alle lettrici che avessero seguito i suggerimenti, c'è cascato con tutte le scarpe!
Vabbè son cose che capitano ma a parte questo Her è un film glaciale sulla follia che ha colpito quest'epoca dove, attraverso il monitor di un computer o di uno smart-phone, è più vivida l'illusione di un'emozione che la sua realtà, o per lo meno molto più facile.

Abbinamento cinematografico con un film che fu profetico ma che oggi sembra esser dimenticato: Hello Denise! Si presagiva già nel 1995 una società "deviata" nei rapporti umani vissuti tra telefoni e computer. Decisamente un film che fu avanti nel futuro. Da recuperare!
Se sei arrivato/a a leggere fin qui sappi che la storia dell'incontro con Spike Jonze è del tutto inventata, quella del manualetto invece no!

lunedì 10 marzo 2014

La grande bellezza





Dicono che La grande bellezza non abbia una trama. E questo sarebbe anche accettabile se la critica à la page non avesse aggiunto l’abusato “felliniano” per liquidarne l’aspetto onirico/grottesco.
Io vi ricordo che i nani li usa anche David Lynch e se con un fucile puntato alla testa mi obbligassero a dover fare un confronto penserei più a lui, per le molte sequenze che finiscono in un’oscurità di cui non si vede la fine.
Jep/Sorrentino scrittore privo di ispirazione, giornalista ma per lo più animatore di vuoti salotti romani osserva rassegnato lo scorrere di una vita emblema di un’apparenza che svela il nulla.
La percezione di un qualcosa che continua a sfuggirgli e che potrebbe rivelargli un mondo da guardare con occhi diversi, da quelli cinici e disillusi che si ritrova, è frustrata da relazioni e incontri privi di significato. Il tutto avviene sotto la luce di una Roma, perenne simbolo di un equilibrio precario tra grandezza e decadenza.  Tirerà i fili di tutta un’esistenza esorcizzando la morte e magnificando la kermesse di cui è al contempo attore e spettatore in un nuovo romanzo: la grande bellezza.
Non so se si è capito ma il film mi è piaciuto molto, ma molto davvero.
Critica aspra e aperta del mondo che rappresenta ed in cui è perfettamente integrata La grande bellezza  è una creatura mitologica che si nutre di sé stessa in un continuo rinascere dai propri rifiuti. Cinema, vita e decadenza si ritrovano in un disperato tentativo di autocelebrarsi.
Va benissimo che non sia piaciuto a molti, in particolare a coloro ancora legati ad una sinistra ideologica che forse non è nemmeno mai esistita e che si sentono traditi, umiliati e offesi da una classe dirigente che vive di aria fritta. Tutti gli altri si potranno godere un film forse non semplice ma che si avvicina pericolosamente e altrettanto tristemente al capolavoro.

Ecco, voi che mi leggete un po’ mi conoscete, potete immaginare come mi manca il gusto di tirare fuori una di quelle stroncature che tipo mi trovavo Sorrentino sotto casa ad insultarmi con gli stramuorti.
Praticamente mi è rimasto questo disagio per non aver potuto dissacrare come mi sarebbe piaciuto. Ho allora trovato questo espediente e vi regalo la Fanta Grande Bellezza:

Prendi la sceneggiatura de La Grande Bellezza e affidala ai fratelli Vanzina.
Carlo Verdone, la Ferilli, Bucciroso, Serena Grandi e pure Lillo puoi tenerli, vanno bene.
Servillo invece no, bisogna dare al parte a Christian de Sica.
La Santa, in una citazione che è più un doveroso omaggio, è Anna Mazzamauro.
Abbassa l’età delle invasate in discoteca e non far mancare un cameo di Belen ma attenzione mettici pure un’altra zoccola del momento, possibilmente bionda.
No musica house, no Carmina Burana, sì il tormentone dell’estate e i rumori come alle comiche.
Bene la craniata della performer ma seguita da una gara di rutti.
Christian è un paparazzo, celebre per aver scoperto in pieni anni 80 la tresca tra un noto politico e una soubrette del Drive-In, da allora non è più riuscito rifare il colpaccio.
Il suo obiettivo, da quando è arrivato a Roma dalla Ciociaria è quello di essere il re delle feste e almeno questo sogno l’ha realizzato.
Carlo Vanzina, essendo un genio, disegna il protagonista come un mix perfetto tra Don Buro e Cristiano Gardini (nell’insuperato episodio  di Fratelli d’Italia).
Malimortaccitua, ah fijo de na mignotta e stocazzo devono piovere come nemmo all’arrivo di un Monsone.
Esorcizza la morte con ripetute grattate di cojoni, corna a due mani e scongiuri.
Fai che almeno una delle conquiste di Gep de Sica sia un transessuale provvisto di travone.
Gran finale con il record di vendite del settimanale di gossip, per l’ultimo scoop del nostro paparazzo.
Si aggiunga pure un tocco alla Animal house con le didascalie che fanno luce sul futuro dei personaggi.
Cinepanettone? Sì, ma the best ever.
Si proceda come descritto e verrà completamente ad esaurirsi la carica rabbiosa e l’odio scomposto per la grande bellezza e il suo oscar.

I commenti all’uscita del cinema saranno i seguenti:
Divertentissimo, esilarante! Christian resta sempre un mito, peccato però che non ci fosse Boldi…
Cristina, 35 anni bibliotecaria

Da questi film non ti aspetti altro che svago e devo dire che mi sono molto divertita! Ce ne fossero di più e tutto l’anno!"
Ludovica 17 anni, studentessa Magistrali

“La solita boiata ma non posso fare a meno di andare a vederlo”
Francino, 45 anni, lattoniere

“Meno peggio di quel che credevo, mi sono fatta quattro risate”
Ada, 37 anni, Infermiera

“Ci sono venuta solo perché mi ci ha portato il mio ragazzo… ora lo odio”
Sabrina, 23 anni, studentessa Lettere e Filosofia

“La ragazza mia non ce capisce ‘n cazzo… So’ fenomenali, de Sica me fa’ scompiscia’”
Maurizio, 24 anni, padroncino


“Perfetto, non ho altro dire… Perfetto!”
Aldo, 54 anni, ingegnere edile


venerdì 7 marzo 2014

47 Ronin

  • Giovedì 6 marzo 2014 Anteprima Universal in Via Po, ore 18.00
  •  Nel pubblico gli studenti di una scuola di Kendo


Ispirato ad una leggenda giapponese 47 Ronin è prima di tutto uno spettacolo per gli occhi in cui, senza un uso smodato di effetti speciali, l'apparato visivo è magnificato da una fotografia quasi iper realistica che fa godere ogni singolo dettaglio di scenografie e costumi.
Un trionfo di colori ai limiti dello psichedelico che senza difficoltà piomba lo spettatore in un mondo totalemnte estraneo non solo per usi ma per valori.
L'onore questo sconosciuto, legge superiore appartenente solo ai nobili d'animo prima ancora che di rango, forse per questo oggi quasi totalmente in disuso. Cioè vai a spiegare cosa è l'onore a un quindicenne e vi saprà parlare solo della Roma o della Lazio, credendo fermamente di sapere quello che dice. Ma senza scendere così in basso devo dire che pure io ce l'avrei qualcosa da ridire su questa fedeltà assoluta al proprio signore e a questo gusto del morire  per lui.
Unico protagonista occidentale un Keanu Reeves, latitante dalle scene dal poco incisivo remake di Ultimatum alla terra, che riesce nell'impresa deniresca di non cambiare mai espressione in tutto il film. Non per questo ho qualcosa da ridire, il suo personaggio è un mix di umiltà, di dolore, di straniamento, di questo benedetto onore e diciamolo, pure di sfortuna.
Splendide le due interpreti femminili incarnazione del bene e del male.
La storia, riassumbile per archetipi, è contenuta nel proclama di un amore impossibile. Si soffre, si spera ma si partecipa alle scelte e si accetta il finale con rassegnazione.
Punto di forza del film è la parte "magica" che si integra alla perfezione con quella "storica". Bellissime le sequenze con i demoni e le trasformazioni della perfida strega.
Da segnalare che l'uccisione della creatura bestiale da parte di Keanu Reeves nella prima parte del film è identica a quella della tigre in Sandokan (minuto 1. 50 ma potete anche godervi la celebra sigla per intero) di quasi 40 anni fa.

Una bella visione da consigliare anche, ma non solo, ad un pubblico giovane per le innumerevoli scene di azione e di combattimento unite ad una storia che trasmette valori dimenticati.


Abbinamento con l'Accademia Romana di Kendo dovre potrete apprendere la via della spada per diventare dei samurai occidentali! In via Tripolitania 34 tel Carlo: 3397544937  e Maurizio: 3495926363

domenica 2 marzo 2014

Masters of sex




 Si è conclusa la prima stagione di Masters of sex, pregevole serial basato sulla storia reale di Billy master e Virginia Johnson (Masters of Sex: The Life and Times of William Masters and Virginia Johnson).
Orfana addolorata di Breaking bad, consapevole che nemmeno l'attesa della quarta stagione di Game of Thrones potrà colmare il vuoto lasciato da Mr. White e Jesse Pinkman, ho pensato di cominciare a guardarmi in giro per trovare un'altra serie da cui diventare dipendente e ho voluto concedere una chance ai due pionieri del sesso.
Con una preponderanza evidente di personaggi femminili spregiudicati e aperti al progresso, oltre che all'affermazione personale, rispetto a uomini parecchio retrogradi e ben più repressi, gli episodi si muovono paradossalmente tra la ricerca scientifica sulle reazioni sessuali e l'incapacità di Billy Masters a comunicare un qualsiasi tipo di sentimento.
In un atmosfera fine anni cinquanta ben ricostruita con una dovizia di particolari alla Mad Men si intrecciano le storie delle persone coinvolte nell'ospedale pur senza prendere la connotazione di serie prettamente medica.
Inizialmente non si può non restare affascinati dalla deliziosa Lizzy Caplan ma più si va avanti nella visione e più si resta avviluppati da una scrittura notevole che aggiunge ad ogni episodio umanità ai personaggi.
Uscirà mai in Italia? Chissà... e probabilmente tagliata nonostante non ce ne sia alcun bisogno.
Nel frattempo in un momento di stanca di parecchi serial che sembrano prolungarsi senza un vero perché questo Master of sex è veramente piacevole e, nonostante la storia tra i due protagonisti sia nota ad una prima ricerca sull'orrido wickepedia, la visione è intrigante e piacevolissima.
C'è da dire che le foto dei reali protagonisti della storia sono meno interessanti degli attori che interpretano il ruolo e che pensarli mentre si accoppiano in un laboratorio non restituisce lo stesso effetto di un episodio di Master of sex.
Si aspetta la seconda stagione sperando in altrettanta capacità di raccontare.

Abbinamento acquisti se così si può dire con il car boot market, dove si possono vendere cose che non ci servono più espondendole dal bagagliaio della maccchina. In occasione per andare a vedere ma anche per svuotare al cantina...



lunedì 17 febbraio 2014

Hannah Arendt

 
  • Domenica 16 febbraio 2014, Cinema Farnese che ora è Cinema Farnese Persol. 
  • Ore 15.30 perché questo film lo facevano solo a quest'ora. Sala comunque piena nonostante l'orario. Nel pubblico una signora agèe completamente vestita di giallo.



Dopo una serie di film di puro intrattenimento il Cinefilante, con la nonchalance che la contraddistingue, si immerge nella visione di Hannah Arendt, ultima opera di Margaretha Von Trotta il cui nome rievoca immediatamente Anni di piombo.
Protagonista assoluta una Barbara Sukow che rinuncia alla sua celebre criniera bionda per un'immedesimazione assoluta con il personaggio.
Stilisticamente asciutto, virato quasi esclusivamente sui toni del marrone il film tratteggia il ritratto di una donna votata alla speculazione intellettuale per incentrarsi sul primo processo ad un criminale nazista tenuto in Israele.
La "visione" di Hannah Arendt, allieva prediletta del politicamente controverso Martin Hiddegar, scampata alla persecuzione e rifugiata in America e inviata del New Yorker per effetuare il reportage dell'avvenimento sarà fuori dal coro e per questo fortemente osteggiata dalla comunica ebraica.
Visione impegnativa e al contempo notevole dalla quale emerge il dilemma filosofico di come nasca e agisca il male, di come sia necesasria la responsabilità dell'essere umano nelle sue azioni, non ci da risposte ma ci pone ancora una volta di fronte agli occhi la pesante eredità di un passato che anocra non trova una spiegazione nella coscienza collettiva.
Adolf Eichmann nella sua mediocrità di esecutore diventa il simbolo dell'incarnazione dell'assoluta banalità del male, tema che resterà il nodo centro della ricerca filosofica della Arendt.
Hanna Arendt è un cinema come ce ne dovrebbe essere di più perché insomma non è che si può sempre e solo giocare, ogni tanto qualche riflessione va fatta. Da vedere, decisamente.

Si tenga d'occhio la programmazione del cinema Franese Persol che fino ad aprile dedicherà delle giornate al cinema britannico shakespeariano. Io personalemnte aspetto con trepidazione il Coriolano

Oggi doppio abbinamento, vi segnalo anche il CONCORSO LIRICO INTERNAZIONALE
JOLE DE MARIA
II edizione che si svolgerà a Monterotondo (Roma) il 27, 28 e 29 giugno 2014
AL VIA IL BANDO 2014 PER CANTANTI LIRICI SCADENZA 15 GIUGNO 2014
Sono aperte le iscrizioni dedicate a cantanti lirici di tutti i registri vocali – soprano, mezzosoprano/contralto, controtenore, tenore, baritono, basso - e di tutte le nazionalità della seconda edizione del Concorso Lirico Internazionale Jole De Maria che si terrà a Monterotondo (Roma) dal 27 al 29 giugno 2014. La scadenza del bando è fissata per il 15 giugno 2014 e tutte le informazioni per l’iscrizione sono visibili al link www.concorsoliricojoledemaria.eu. Ai vincitori saranno assegnati tre Premi: 1.500 euro al primo classificato, 800 euro al secondo classificato e 500 euro al terzo classificato. Buona partecipazione!







giovedì 13 febbraio 2014

Lone survivor

  •  Mercoledì 12 febbraio 2014, Cinema Moderno The Space di Piazza della Repubblica altrimenti detta PIazza Esedra.
  • Prima del film preso caffè al bar dell'hotel Boscolo attiguo al cinema.
    Mortacci loro un caffè 3 euro, chenon è il problema di pagarlo 3 euro infine ma il fatto che il caffè fosse dimmerda. Mai più.
  • E ora il film!



E' ancora possibile nel 2014 un'apologia della guerra?
Se lo deve esser chiesto Peter Berg, indimenticato regista di cose molto cattive, quando gli hanno sventolato sotto il naso il contratto per girare Lone Survivor e la risposta per lui è sì.
Un manipolo di ragazzoni, alcuni dei quali veramente notevoli, fanno jogging  in Afghanistan fino a che non vengono assegnati ad una missione per eliminare un talebano privo dei lobi delle orecchie. Condotti su una montagna dalla quale sorvegliano i movimenti del bersaglio vengono sorpresi da un gregge di capre.
E qui ti viene il primo dubbio sul loro QI perché uno di loro esclama "WHAT THE FUCK IS THAT'?" e più d'uno in sala si è sentito in dovere "So' capre!".
Preso atto che so' capre nasce il dilemma, cosa farne dei pastori?
Seguiamo le regole? Li sterminiamo senza pietà?
Dico io... tra crivellarli di colpi e lasciarli andare con una pacca sulla spalla, c'è una mezza misura che probabilmente sarebbe stata più saggia, invece, i pastori, medaglio d'oro olimpica di corsa su roccia impervia, avvertono i cattivi e in nanosecondo un esercito di talebani ingrifati innesca una carneficina che resterà difficile da dimenticare, tanto è vero che ci hanno fatto questo film.
Avete presente quando giocate a Risiko, avete solo due carrarmatini verdi e nonostante vi attacchino con 78 carrarmatini rossi, voi, prima di perdere con onore, gli fate un culo come un secchio?
Ecco Lone Survivor va proprio così perché nonostante i fucking talib siano pressocché infiniti e abbiano un arsenale che ci si aspettava da un momento all'altro di vedere il fungo atomico di Hiroshima avranno il loro bel da fare per eliminare i 4 navy seals.
Visto che il titolo non lascia troppi dubbi a come andrà a finire, non credo di spoilerare se dico che sti poracci faranno la fine di Highlander, se ne salverà uno solo.  Il resto della missione verrà sterminato senza alcuna pietà in una deriva splatter degna di un Romero qualsiasi.  E in effetti non sono forse zombie, al limite del lobotomizzato, questi giovani convinti che andarsi a fare massacrare in paese straniero sia un atto eorico o peggio ancora nessario?
Non sembrano forse pupazzetti a molla quando ormai privi di una mano o di un piede continuano a trascinarsi per uccidere più gente possibile?
Io francamente questo amore per il proprio paese che ti manda a morire in nome di interessi economici legato al traffico di droga o al petrolio non mi sento di condividerli e fatemi pure giudicare dalla corte marziale.
Ci si interroga sull'odio, sulla violenza efferata, sul crogiulo di sangue e polvere da sparo ma tutto rimane molto fine a sé stesso. Si punta sull'immagine, sull'icona da cliccare come su uno schermo con questi talebani macchietta dalla fisiognomica neanderthaliana, con barbe e capelli crespi, senza minimamente provare a entrare nel merito dei perché.
Di certo alla fine si fa una certa fatica a guardare tutte quelle foto di tutti quelli che non ce l'hanno fatta, con le famiglie, i cani, gli amici ma forse sarebbe stato interessante una volta tanto vedere le foto anche dei "nemici" perché tutto sommato dove c'è guerra e violenza non c'è il giusto e nemmeno qualcuno migliore o peggiore dell'altro.
Non credo che questo film cambierà le idee a qualcuno. Chi è per la pace ci vedrà l'inutilità e l'ingiustificabilità della violenza, chi la pensa diversamente uscirà fregandosi le mani e borbottando: li dovevano ammazza' tutti, limortacciloro!
Da un punto di vista squisitamente di intarttenimento il film non si discute e per tutta la sua durata si sta a bocca aperta partecipando emotivamente al conflitto.
Morale del film comunque è che puoi pure essere Ares in persona ma se non ciai campo e non ti prende il cellulare sono cazzi tuoi e di chi non te lo dice con la mano alzata.
Se poi torniamo alla domanda inziale, se ancora possibile nel 2014 un'apologia della guerra io comunque, a differenza di Peter Berg, direi di no.

Abbinamento cinematografico che più lezioso non si può, però ci vuole qualcosa di bello e anche un po' commovente per far rinascere un po' di sentimenti Al di là dei sogni, sicuramente non è un film perfetto ma tocca corde che bisognerebbe sempre tener presenti....


venerdì 31 gennaio 2014

Tutto sua madre


  • Giovedì 30 gennaio 2014, UCI Cinema Porta di Roma, sala 3 ore 19.40
  • Attenzione che vi dico come finisce Tutto sua madre, leggete a vostro rischio!



Irretita da un trailer gustoso che lasciava presagire ben altri frizzi finalmente riesco a vedere Tutto sua madre, nonostante il fastidioso titolo italiano.
Francese più che mai, anche nei suoi momenti di lentezza,  è l'autobiografia in forma di commedia ricca di ironia di Guillame Gallienne, ragazzo la cui incertezza se sia gay oppure no è niente in confronto alla sicurezza che sia rincoglionito e pure di brutto.
Quello che colpisce non è tanto la sua adolescenza in cui sogna sé stesso nelle vesti della principessa Sissi o dove, ossessionato dalla figura materna, ne imita voce e movenze e nemmeno lo struggersi per l'amore non corrisposto per un compagno di classe, quanto il suo essere sempre e costantemente impacciato, incapace di capire chi sia e cosa vuole.
Realizza solo alla fine del liceo, alla chiamata del servizio militare di non essere una ragazza.
Fino a quel momento pare che nessuno gli abbia mai spiegato la differenza.
I dubbi e le incertezze di Guillaume procedono pari passo con la pratica della psicanalisi che però sembra essere ulteriore motivo di sconforto e confusione ma, niente paura, i problemi di una vita verranno risolti da un istruttore di equitazione che, facendogli mollare le redini e chiudere gli occhi, gli farà passare la paura dei cavalli.
Nodo del dramma esistenziale di Guillaume infatti si scopre essere la paura per gli equini e non la madre stronza, che comunque nel film è più approfondita a livello di capigliatura e abbigliamento che di sostanza emotiva, ammesso che ne abbia.
Guillame comunque, ormai adulto e attore  affermato,  si prende la rivincita sulla vecchia stronza e in generale su tutta una famiglia, che  probabilmente ora è indecisa se andarsi a sotterrare per la vergogna o disconoscerlo e diseredarlo.
Ora se vogliamo veramente capire cosa ci vuole dire Guillaume potremmo dire si prende gioco dello spettatore "evoluto", quello che pensa "povero ragazzo, deve solo accettare sé stesso. Al giorno d'oggi ma che problema c'è? ... l'omosessualità è sdoganata. A Parigi poi...".
E invece sapete che c'é?
Guillaume è etero che più etero non si può. Tiè. E lo scopre incontrando una ragazza su un terrazzo, gli basta uno sguardo per perdere ogni atteggiamento effemminato, abbandonare ogni dubbio, la camminata a culo stretto, e decidere di sposarsi.
Insomma Guillame è stata una visione piacevole ma dire che alla fine ci rimani di merda è un eufemismo. Indubbiamente alcuni momenti sono divertenti ma c'è qualcosa che sfugge anche perché cercando qualche notizia su Guillaume si scopre che in realtà per anni si è sottoposto ad una terapia con un logopedista per porre rimedio alla vocina femminile e quindi tutta questa mancanza di consapevolezza filmica forse è poco realistica. Poi c'è l'accenno a un tentativo di suicidio cosa che tenderei a non prendere troppo alla leggera. Cosa dire che? Che forse lo spettacolo sublima una realtà ben peggiore di quella rappresentata?
Per concludere dirò che sebbene Tutto sua madre venga fatto passare per l'ennesimo film irresistibile francese, non ci troviamo proprio da quelle parti anzi direi che torniamo quatti quatti in un contesto d'essaie.
Visione piacevole comunque, curatissima, con spunti divertenti ma, almeno per me, con più di qualche caduta dovuta a una scrittura che non va fino in fondo nell'analisi imprescindibile di dinamiche familiari che avrebbero meritato ben altra attenzione.
Probabilmente nelle mani di un Almodovar al suo meglio sarebbe stato da annoverare nelle 10 migliori pellicole di tutti i tempi. Ciò non toglie che Guillaume potrà essere visione piacevole e pure, per molti, rassicurante. E forse questo è proprio l'aspetto che piace di meno.

Abbinamento floreale con quello che è qualcosa di più di semplice negozio di fiori e piante in zona Piazza Bologna/Lanciani. Ogni volta che ci passo resto senza fiato per la bellezza dell'esposizione Fiori Valle Via Adolfo Venturi, 21-23 tel 06 4880209


mercoledì 29 gennaio 2014

Nebraska




  • Domenica 26 gennaio 2014, Cinema Roxy Parioli in Via Luciani, sala 3 oppure 4, ancora non l'ho capito.
  • Solo 5 file, praticamente sala piena. Tutti che si salutano e chiacchierano come se fossero nel salotto di  casa loro. Dietro di me c'è una che non capisce una mazza e non paga spiega cose che in realtà non accadono a qualcuno accanto a lei.


Senza troppi preamboli vi racconto cosa è successo.
Manu mi propone Tutto sua madre, orrendo titolo per il francese Les Garcons et Guillaume, a' table!
Ci dirigiamo al Roxy Parioli, decentrato, comodo tranquillo, generalmente si trova anche decentemente parcheggio se non imbocchi per caso un senso unico che ti fa perdere tempo nel girone infernale di via Archimede.
Arriviamo sul filo del rasoio, senza nemmeno poter prendere un caffé, e la cassiera ci propone posti separati. Vabè, del resto al cinema non si va per chiacchierare e tutto sommato co sta storia dei posti separati io ci ho anche conosciuto un fidanzato svariati anni fa.
Entriamo e ci sono i trailer. Ad un certo punto Manu fa: ma non doveva iniziare alle 20 e 10?
Io non mi preoccupo, non mi sembra troppo strano se alle 20 e 25 ancora non inizia, abituata agli UCI dove ci sono anche 40 minuti di spot.
Improvvisamente si spengono le luci e vedo un bianco e nero, che la prima cosa che penso è ammazza come non sembra francese sto film.
E infatti non era Guillaume, era Nebraska.
Cazzo che fastidio sbagliare sala e accorgersene quando ormai il film che volevi vedere è nell'altra sala ed è iniziato da un quarto d’ora.
Nebraska, ne avevo sentito parlare bene, anche se francamente non sarei andata a vederlo mi rassegno alla visione.
Carino se si eccettua una colonna sonora da pene corporali che sembra scelta appositamente per fare due palle così. Il bianco e nero è pretestuoso, non siamo certo davanti a Blancanieves e manca di continuità. Traduco: la direzione della fotografia fa cagare.
Grande felicità nel ritrovare Saul.
Saul chi?
You better call Saul! Come Saul chi? E se non sai di cosa stai parlando usa google e poni fine a questa lacuna inaccettabile
Tra l’altro Saul nel gioco delle somiglianza ha un che di Gary Cooper, stesso taglio d’occhi, cosa mai notata prima.
Il film si lascia vedere se non fosse un leggere fastidio di fondo per la pretesa autoriale di Alexander Payne che è un discreto regista ma secondo me gli manca il guizzo.
Bastava il colore, due battute in più e usciva fuori un altro Little Miss Sunshine.
Detto ciò poteva andarci molto peggio. E domani tocca a Guillame!

martedì 28 gennaio 2014

I segreti di Osage County







Per fare certi film o ti chiami Tennessee Williams oppure è meglio lasciar perdere.
Non è tanto la matrice teatrale che pesa su Osage County ma una recitazione eccessiva, gigiona e urlante da non augurare al peggior nemico. Il tutto condito da un linguaggio che è tutto un fuck di qua e un fucking di là, chissà forse a voler essere crudo ma a me è sembrato solo molto ridondante. Insopportabile la Streep che aggiunge del suo ad un personaggio di per sé già odioso, inguardabile Julia Roberts, bellezza svanita in tratti equini induriti.
La bocca pesantemente siliconata non aiuta.
Juliette Lewis poverina porta in faccia i segni dei bagordi giovanili a base di alcol e droga.
e si arriva fino alla fine della visione è solo per curiosità, per vedere se nel progredire del dramma famiiare alcune scomode verità verranno fuori.
E' vero che i gusti non si discutono ma mi riesce difficile credere che qualcuno potrà adorare questo film o anche solo che l'Academy si sputtani assegnando l'ennesimo Oscar alla Streep.
Insomma io vi consiglio di non farvi abbindolare da questo parterre attoriale a meno che non abbiate l'intimo desiderio di farvi martellare i coglioni per ben 2 ore e dieci minuti.
Ci sta tutta che a qualcuno possa anche piacere e in questo caso si rechi di corsa al cinema più vicino, ne avrà ben donde.

 Abbinamento cinematografico, che le famiglie siano incasinate si sa... in Broken ce ne sono varie e tutte complicate ma il tutto è raccontato con una delicatezza che nulla toglie al dramma. Non sto facendo un paragone tra i due film ma Broken vale la pena vederlo, Osage County no.



sabato 18 gennaio 2014

The butler

  • Mercoledì 15 gennaio 2014 spettacolo delle 19.30. Sala praticamente piena.
  • UCI Cinema Porta di Roma, per forza di cose.



Oggi vi do un consiglio: mai dire mai nella vita.
Avevo appena affermato sul blog di Lord che non sarei andata a vedere The butler che già ero in fila all'UCI Cinema Porta di Roma, finalmente a gratis co sta tessera Cinema3.
Preparata al peggio ma come sempre armata di coragggio l'ho pure apprezzato questo affrescone americano che gira intorno all'interpretazione di Forrest Withaker.
Però alla fine ti fai qualche domanda.
Non è che ci voglia the butler per porti certe domande ma ogni tanto è bene fare un ripasso di quanto avvenuto. In quello che si autodefinisce il paese più democratico del pianeta è bene ricordare che, oltre ad esserci la pena di morte, fino a pochi anni fa le persone coloured non potevano nemmeno sedersi al bar insieme all'uomo bianco, non avevano diritto al voto e, pur essendo stata abolita la schiavitù, venivano sfruttati e sottopagati, pratica che tra parentesi succede ancora oggi solo che è stata estesa all'intera popolazione
Prima di arrivare a questo punto li avevano deportati dalla loro terra facendoli vivere in condizioni disumane e annullando ogni dignità e diritto che dovrebbero appartenere a qualsiasi essere umano su questa terra.
Cioè alla chiesa non perdoniamo nulla (e facciamo bene) dall'inquisizione alla caccia alle streghe, l'abominio del nazismo resta stampato nel nostro disprezzo ma niente, sti americani girano impunemente come se niente fosse,  decidono che uno non deve governare perché cià il petrolio, fanno guerre,  fanno come cazzo gli pare eppure ammazza quanto so fichi gli americani. Cioè so veramente forti sti cazzo di americani, chiunque altro avrebbe il marchio dell'infamia e dell'immondo in eterno e loro invece sono un modello, hanno creato pure il sogno americano.
E sto sogno lo hanno costruito sulla terra che hanno fregato ai nativi americani, prima sterminati e poi confinati in riserve. Ma questo è un divagare qui si parla prevalentemente di cinema, e gli americani al cinema ci hanno John Ford, che ammazza quant'è bravo e cazzo quanto erano cattivi sti indiani limortacci loro.
The butler si guarda, manco dispiace del tutto, ma nemmeno tanto in fondo è un'inculata pazzesca perhé alla fine è tutto istituzionalizzato, perfino Reagan sembra un brav'uomo. I presidenti che si succedono sono tutti dei gran simpaticoni, molto umani, tutti sempre pronti a dare un'amichevole pacca sulla spalla del servitore.
Sì ma qual era la domanda?
La domanda è: non vedreste già le proteste per un film che vi mostra Hitler come un essere dall'animo nobile e appasssionato? Con la Germania che all'apice delle persecuzioni viene descritta come un paese fiero e orgoglioso in cui il tedesco medio si commuove al solo pensiero della bandiera?
Cinefilante ma tu sei veramente esagerata... c'è una bella differenza. Come puoi solo paragonare le due situazioni....
Ah bè non lo so, ditemi voi, perché io ci riesco benissimo.

Abbinamento con un negozio che ho scoperto da poco e che ha dei prodotti veramente straordinari Nuncas in via Santa Maria del Pianto, 56  tel. 06 45472302. Dalla cura per la persona a tutta una serie di detersivi e prodotti per la pulizia della casa. Tutto NON testato su animali. Qualità e risultati al di sopra di ogni aspettativa.



giovedì 9 gennaio 2014

American Hustle, L'apparenza inganna


Cinefilà ma che te sei imborghesita? non è che me sei diventata una seria seria?
e-mail firmata

Risposa del Cinefilante
No, ma dai, direi proprio di no



Preannunciato da un trailer che mi aveva anche affascinato ma, ahimè, conteneva ed esauriva per intero il potenziale del film, American Hustle non mi ha eccitato granché.
Costruito su interpretazioni grandiose e parrucche, oggi, anche per cambiare un po', vi parlerò soprattutto di queste.
Inizio col riporto di Christian Bale.
Anzi divago e mi dilungo, inizio da Christian Bale che a me non sta gran che simpatico.
Attore che gode nell'immedesimazione totale col personaggio e dimagrisce e ingrassa come nemmeno un De Niro dei bei tempi.
Ma hai visto quant'è bravo Christian Bale? Per fare questo film è ingrassato 13 chili!
Guarda, sono veramente impressionata.
Una volta pare abbia picchiato la madre e la sorella, avrà avuto i suoi buoni motivi ma insomma se picchi due donne, che oltretutto sono la tua famiglia, puoi anche essere il reuccio del metodo Stanislavskij ma io ti guardo con sospetto.
Il suo personaggio si risolve tutto nel suo riporto, una specie di Sansone millantatore.
Predilige una recitazione introspettiva in cui l'espressione torva sembra voler dire "Sono una bomba ad orologeria, potrei partirti de capoccia da un momento all'altro ma mi contengo".
Jennifer Lawrence, la moglie pesciara, nel suo primo vero ruolo da adulta, senza né arco né frecce. Parruccone eccessivo, per lo più a banana, anche scompaginata, completata da trucco sciolto e rossetto sbaffato
Predilige una recitazione logorroica, smorfie e isterismi, vuole che tutti sappiano quanto è brava e che può recitarea d alti livelli in qualsiasi ruolo. Tiè.
Amy Adams,  Amy Adams per tutto il film è un fremito di sguardi di sottecchi, di bocca dischiusa ad arte e lentamente, capelli ovviamente in primo piano sempre coiffati o spettinati ad arte, che però vengono oltraggiati nella versione frisè dove improvvisamente prende le fattezze di una baldraccona di Tor di Quinto. Curiosa la scelta di farle indossare per tutto il film abiti profondamente scollati.
Cioè se dico profondamente scollati voglio dire che la "V" le arriva all'ombelico, praticamente sempre a tette (poche) al vento.
Predilige una recitazione sexy per togliersi definitivamente l'immagine dell'insopportabile principessa di Come d'incanto, disposta a tutto.
Bradley Cooper, parrucca addirittura bigodinata per creare dei riccetti malefici.
Bradley per me è un mistero, molte donne lo adorano, sembra quasi che nell'immaginario femminile stia sotituendo Brad Pitt. Io non lo toccherei nemmeno con uno stecco.
Predilige una recitazione ad occhi spalancati da consumatore abituale di cocaina. Roba che secondo me dopo deve fare degli esercizi di riposizionamento posturale del bulbo oculare.
Jeremy Renner, parrucca cotonata quasi stile Elvis, con tanto di basette.
Altro mistero. Jeremy Renner ha la faccia che avrebbe potuto avere Elijah Wood se, una volta cresciuto, non fosse diventato un Frodo vivente. Da qualche anno a questa parte stanno cercando di imporlo in ogni film d'azione che venga prodotto da Mission Impossible a The Bourne Legacy. Ma sta faccia a pagnotta è quella che è, si deve rassegnare.
Predilige una recitazione onesta, fa quello può.
"L'apparenza inganna" probabilmente è proprio relativa al fatto che senza ste parrucche i protagonisti sono completamente diversi.
I capelli oltre ad essere profondamente caratterizzanti vengono tirati in ballo più volte a partire dalla scena iniziale in cui assistiamo impotenti al montaggio di un riporto rinforzato di una bruttezza indicibile.
Insomma è come se il regista abbia appaltato il film al make-up department.
E in effetti per quel che mi riguarda potrebbe anche essere andata così visto che questi interpreti così convincenti, dai quali è quasi impossibile distogliere lo sguardo, vagano in una storia che è totalmente priva di ritmo e forzata in più punti, a riprova che non c'è nessuno a contenere l'attore  istrione.
Che dire... un sacco di gente sta gridando al capolavoro, al film dell'anno e io invece ho visto solo parrucche. Sarò strana?

Abbinamento cinematografico dove l'incastro mi è piaciuto parecchio di più Nove regine, film argentino del 2000, col sempre interessante Ricardo Darin, scritto e diretto da Fabian Bielinsky, scomparso purtroppo prematuramente nel 2006.