sabato 31 marzo 2012

Act of valour

Martedì 27 marzo, anteprima Anica




Da grande appassionata di cinema ci sono due generi che non ho mai potuto soffrire: il western e i film di guerra. E' il mio limite "femminile" che non mi fa interessare in alcun modo a queste tipologie.
Act of valor dovrebbe esssere un film sui corpi speciali della marina. Militari come agenti segreti operativi capaci di cambiare le sorti del mondo coi loro interventi micidiali.
Le quasi due ore di "spettacolo" scivolano via senza problemi, sarà anche che al'inizio ho invocato tutte le entità propiziatorie possibili. Insomma la visione è di per sé spettacolare e piacevole, ti prende e non ti molla e già questo è un pregio non banale...
Il problema di Act of valor è un'impalcatura neppure troppo nascosta di un'ideologia fuori tempo massimo e probabilmente pure fuori i confini geografici consentiti. Act of valor è come i film sul baseball, dovrebbero restare confinati in area USA.
Ora è vero che noi ci prendiamo tutto, canzonette allucinanti, miti di cartapesta e soprattutto cinema da quattro soldi però questa operazione con attori sconosciuti, celebrazione spudorata dell'uomo che difende il proprio paese è di un retorico quasi inaccettabile.
Il film è girato con magnificenza, le scene sono emozionanti ma manca qualcosa nei personaggi che li renda i pratogonisti dell'ennesima Mission Impossible. Si è voluto giocare sull'aspetto quasi documentaristico... ma se avessero messo al lavoro uno sceneggiatore coi controcoglioni ne sarebbe uscito fuori un successo planetario invece di uno spot del milite americano disposto all'estremo sacrificio.
Dunque se fate parte di quel nutrito gruppo di persone che hanno fatto i salti mortali per evitare il servizio di leva oppure avete optato per il servizio civile e nonostante ciò vi fate le pippe alla sola vista di una mimetica... Se pensate che l'amicizia virile sia da preferire alla compagnia di una donna, se il rumore di un elicottero vi fa provare fremiti di piacere, se il pensiero di allenamenti intensivi in mezzo al fango vi sembrano cosa buona e giusta ma soprattutto se vi piacciono i tipi muscolosi allora trarrete estrema soddisfazione da Act of valour. Anzi direi pure se vi piacciono solo i tipi muscolosi...

Volete sapere come finisce Act of valour? Selezionate il seguente testo da qui Uno dei protagonisti con moglie incinta e bimbo che sta per nascere si getta su una granata per salvare il resto della squadra. Il cattivo verrà sderenato e il pericolo terrorrista annientato. Ci sarà il funerale di stato in pompa magna... che bella consolazione!
a qui!


Insomma se vi piace tutto questo fate un pensierino a fare un corso di sopravvivenza...
Ve ne segnalo una nei dintorni di Roma dove volendo vi rivolteranno come un calzino!

domenica 25 marzo 2012

Il mio migliore incubo


  • Anteprima in lingua originale con sottotitoli in italiano, Anica
  • Giovedì 22 marzo 2012




Il mio migliore incubo ha un inizio folgorante, potrebbe essere uno di quei capolavori francesi che ogni tanto varcano le Alpi a sorpresa.
Lo spunto si presta ad una serie di gag di una comicità irrrefrenabile, le vicende di due nuclei familiari agli opposti della piramide sociale si intrecciano indissolubilmente portando scompiglio e cambiamenti epocali.
La Huppert in una commedia? Lo scettimismo è presto infranto dal fatto che anche in quest'ambito interpreta una donna glaciale e veramente insopportabile. Io comincio a sospettare che sia veramente così... un culo di ghiaccio, proprio come la definisce il simpatico ed eccessivo Benoit Poelvoorde.
Dialoghi scoppiettanti in cui la parte del leone ovviamente la fa l'uomo senza grandi natali, mettendo a nudo l'ipocrisia del ménage di convenienza della coppia radical-chic.
Molto "francese" nello sdrammatizzare lo scioglimento delle coppie, nel'abbracciare la famiglia allargata e nel mixare componenti di "caste" diverse, il mio migliore incubo è soprattutto un bel divertssement che però non riesce a spingere fino in fondo il pedale degli opposti, perdendosi in un finale eccesivamente riparatorio e che, tutto sommato, fa dimenticare una prima parte molto più immediata e cinica.
E' come se la regista avesse voluto farsi perdonare alcune battute un po' becere aggiungendo un tocco di classe ad un copione che invece andava ancora più esasperato.
A sugellare un certo (dis)impegno culturale un ulteriore sdoganamento del "cazzo", disegnato con un pennarello rosso, sopra una fotografia dell'artista/fotografo Hiroshi Sugimoto (che nel film ha un piccolo cameo in cui interpreta sé stesso).
Detto ciò se ci si dovesse chiedere come sia possibile che la Huppert/Agathe possa anche solo immaginare a condividere la sua vita con Poelvoorde/Patrick si potrà avere la risposta in un bar del Belgio, dal fratellastro di Patrick. E poco c'entra con l'arte e l'eleganza...
In sintesi un film con cui ci si faranno delle belle risate a patto che il doppiaggio italiano non rovini tutto... E considerato che il "peggio"r incubo originale è stato già ribaltato nel "migliore" non c'è da sperare troppo....

Come finisce Il mio migliore incubo, vuoi saperlo? Seleziona il seguente testo da qui: Per evitare che i servizi sociali portino via il figlio di Patrick, Agathe gli propone un matrimonio in bianco. Patrick accetta ma ne combina una delle sue, rovinando la preziosa fotografia  di Sugimoto che Agathe gli ha regalato. Se ne va quindi per ricomparire mesi dopo completamente riabilitato, disintossicato e pronto ad iniziare una nuova vita. Agathe ne sarà felice e il matrimonio passerà da "bianco" a tutti i colori dell'arcobaleno! a qui!


Abbinamento con una nuova apertura in zona Montesacro: una bottega di prodotti siciliani "Profumi e sapori dalla Sicilia" in Via Val di Chienti, 63 tel. 068124711 cell 333596280. Potrete trovare dal cioccolato di modica ai pistacchi di Bronte, olive irresistibili, arance alla vaniglia, cedri, vini, liquori (dei marsala notevoli) e tutta una serie di prelibatezze dai formaggi all'aglio di Nubia. Veramente intereessante!

domenica 18 marzo 2012

Magnifica presenza


  • Venerdì 16 marzo 2012
  • Cinema Admiral di Piazza Verbano ore 20.20
  • In sala solito pubblico radical chic con percentuale vicina all'80% di pubblico attempato

Inizio dalla locandina che fa piuttosto schifo. Lo vedo e vengo assalita dalla sensazione che illustri un film di Pupi Avati che ha costruito la sua fortuna su ragazzi e ragazze, impiegati, tutto sempre un po' demodé. Ogni volta che lo incrocio per strada dentro di me scatta: "mortacci quant'è brutto quel poster...". Vengo a sapere che Ozpetek se l'è fatto fare negli Stati Uniti dai migliori grafici turchi americani. Mi sa che non ci capisco una mazza di locandine...
E nemmeno di film perché sta magnifica presenza è piaciuta a pochi mentre a me tutto sommato non mi è dispiaciuta. Volendo gli posso fare pelo e contropelo tanti sono gli spunti accennati e lasciati senza uno sviluppo, per i personaggi abbozzati senza un minimo di approfondimento e per tutti quei furbi trucchetti infilati ad hoc per compiacere il pubblico affezionato. E poi quella deriva intellesttualistica del teatro. E va bene gli perdono pure la deriva.
Sarà che mi sono rincoglionita anch'io?
Uh... che belli i cornetti! Uh che belli i dolci! Uh che sogno la casa a Monteverde! Uh che colpo da maestro la vecchia signora del teatro! Ah ma quello non è Platinette? Eh il trans fa sempre colore!
Un'inquadratura di sfuggita al gazometro... Oh... ma ci sono anche i cardinali di Habemus Papam sullo sfondo, sarà una citazione?
Un finale corale e con un tocco di surreale...
Elio Germano quant'è bravo, signora mia non ci stanno più le mezze stagioni...
Vabbè su dai se non ci si sta a pensare il film è gradevole quel tanto che basta per non stimolare la voglia di picchiare a sangue l'incolpevole cassiera dell'Admiral che ci ha venduto i biglietti.
E in questi tempi di magra un film italiano che non istighi alla violenza è già un bel risultato.
Quindi mi rendo conto di non aver fatto faville nel parlare di Magnifica presenza ma in conclusione non è male.

Moderno, semplice e accattivante... Bio e naturale oltre che veggie! Sono ancora commossa!
www.opsveg.com

lunedì 12 marzo 2012

L'amore che resta



Incursione non richiesta nel sentimentale di Gus Van Sant.
Interpreti insopportabili, Mia Wasikowska tutta smorfiette e ammicchi e lui, tra l'altro figlio di Dennis Hopper, con la stessa espressività di un modello di Calvin Klein, capace solo di un broncio perenne.
Grande attenzione ai capelli sempre spettinati a dovere.
Costumi orribili, la Wasikowska che tenta di creare un personaggio per mezzo di un abbigliamento un po' bislacco ma ne deve fare di strada per diventare un icona di stile. Il figlio di Dennis Hopper che tenta di fare il dandy fuori tempo massimo.
Irritante colonna sonora alla Grey's Anatomy con un susseguirsi di canzoncine smielate cantate con un fil di voce.
La storia vorrebbe raccontare l'incontro di due ragazzi come dire.... provati dal destino?
No... direi colpiti dalla sfiga. Lui con i genitori appena morti in un incidente stradale, lei malata terminale con 3 mesi di vita ma che si aggira lieve e felice come se la primavera non avesse mai fine.
Si incontrano ad un funerale che io proibirei per legge di fare altri film con gente che si incontra ai funerali, che dopo Harold e Maude non ce n'è proprio bisogno.
Insomma un filmaccio da prendere a sberle tutti quanti, attori, registi, costumisti, non si salva niente.
La Wasikowska resta poi uno dei misteri meglio custoditi della storia del cinema... perché la fanno recitare? Insomma un film da evitare come la peste bubbonica.

Come finisce l'amore che resta? Lo vuoi veramente sapere? Seleziona il seguente testo da qui E come vuoi che finisce? Lei è malata terminale e quindi muore e le fanno il funerale.... a qui!


Abbinamento cinematografico in tema di malattia... se proprio vogliamo vedere un film molto bello e particolare recuperiamo Un sogno in fondo al mare... Nella colonna sonora ci scappa anche un Nick Drake...

venerdì 9 marzo 2012

The woman in black




Quando parlo male di un film italiano mi assale sempre il dubbio che regista e attori possano leggere le mie invettive e rimanerci di merda oltre che, ovviamente, infierire sul mio bagaglio personale di mortacci.
Dubito invece che David Watkins regista di The Woman in black arriverà mai sul Cinefilante e quindi mi metto comoda e vado a ruota libera, che è una delle cose che mi riesce meglio.
The woman in black vorrebbe segnare la rinascita della Hammer , casa di produzione britannica che dagli anni trenta ha fatto una marea di pseudo horror usando sempre la stessa sequenza della casa che bruciava.
Il problema è che se questa è la rinascita la nuova vita sarà molto breve.
Il film è un paradigma di tutto ciò che sfrantega i coglioni a livello cinematografico, lunghi silenzi, pochissimi dialoghi e una colonna sonora capace solo di eliminare ogni suspance per come sottolinea i momenti topici con crescendo eccessivi.
La storia è presto detta: Harry Potter, asessuato avvocato vedovo, si reca in un villaggio per curare il testamento di una cliente.
Una volta arrivato tutti lo scacciano manco ci avesse la rogna. Nell'immane sforzo di non cambiare mai espressione il maghetto (quanto mi sta sul cazzo quando lo chiamano così) cresciuto si intigna nel portare a termine il lavoro.
Frodo (perché un po' gli somiglia) comincia ad avere visioni orrende e incomprensibili e invece di darsela a gambe, sempre in stato catatonico insiste che è una bellezza.
E questo per me resta il vero mistero...
Non so... se la mia casa desse segni di demoniache presenze io mi chiuderei la porta alle spalle e piuttosto andrei a vivere sotto un ponte. Col cazzo che rimarrei lì a fare una fine d'inferno.
The woman in black infatti è il fantasma di una donna al quale hanno tolto il figlio che poi è morto annegato nella palude (in realtà un lago di merda).
L'apparizione del fantasma è sempre presagio della morte violenta di uno dei bambini del viallaggio.
Il film si riduce ad un'estenuante esplorazione di casa e giardino in cui ombre e veloci movimenti dietro le finestre dovrebbero far sussultare ma il tempo sembra fermarsi e inizia la classica evasione mentale del tipo: mmmh ma che posso cucinare domani? Potrei fare una creme brulèe ma dove le trovo delle uova fresche di galline allevate a terra e all'aperto? Vabbè... uh... cazzarola... devo rinfrescare il lievito madre, sarà una settimana che sta chiuso in frigo senza che lo controllo, speriamo non sia morto....
Ma Harry Potter si sarà messo da parte qualche soldo? Perché secondo me mica glielo fanno fare un altro film.. oddio certo non è peggio di quel pesce lesso di Robert Pattinson....
ahhhh ma non succede proprio niente... Chi potrei cercare su Facebook? Devo mandare qualche sms?
Insomma le stesse cose che pensi durante una scopata niente di che.
Con grande fatica il film finisce e l'unica cosa che resta è la sensazione di due coglioni aumentati a dismisura.
Bellissima l'ambientazione, che forse è l'unico reale motivo per dare un'occhiata a questo filmaccio, girato tra Pinewood e varie zone dell'Inghilterra, in particolare la suggestiva Osea Island.
Suggestive le scenografie all'interno della villa maledetta con le pareti violacee.
Se dovessi dare un consiglio a Harry Potter gli direi di lasciar perdere col gotico... si scegliesse una storia completamente fuori dal contesto soprannaturale. Punterei su qualcosa di destabilizzante per il grande pubblico che l'ha visto crescere tipo l'interpretazione di un cattivo coi fiocchi. Almeno se ne parlerebbe a livello di curiosità...

Come finisce The woman in black? Lo vuoi sapere? Seleziona il seguente testo da qui: Harry Potter ha scoperto il mistero del Villaggio: la donna in nero fa sì che i bambini del posto facciano una brutta fine. Sapendo che il figlioletto lo sta per raggiungere con la governante e non riuscendo a fermarli perché ancora non esistevano i cellulari, pensa che riunendo il fantasma della donna al corpo del figlio annegato nella palude e mai ritrovato, si possa spezzare la maledizione.
Quindi si lega una corda, si immerge nel lago di merda e al primo colpo trova il corpo del bambino.
Lo porta nella villa e ancora una volta appare il fantasma della donna che fa uno dei suoi urli lancinanti.
Convinto di aver esorcizzato la maledizione che pesa sul luogo e sui bambini, corre alla stazione per ricevere il figlioletto. Ma la stronza è ancora lì. Le basta uno sguardo e il bimbo si getta sotto il treno. Harry Potter si precipita sui binari in un disperato tentativo di salvarlo ma restano uccisi entrambi.
Si riuniranno così alla moglie di Harry Potter, la mamma del bambino, che era morta di parto. Ovviamente senza cambiare mai espressione... a qui!

"Forse non tutti sanno che..." è il titolo di una celebre rubrica della Settimana Enigmistica.... che prendo in prestito per dire: forse non tutti sanno che il Cinefilante è uno dei massimi esperti di letteratura gotica dell'800 e pure del primo novecento. Ne approfitto quindi per un suggerimento letterario, visto che spesso e volentieri un bel racconto lascia suggestioni molto più intense di un brutto film.... Quindi suggerisco di ripescare le raccolte di Montague Rhodes James... Sarà un bel leggere!

lunedì 5 marzo 2012

L'arrivo di Wang


  • Venerdì 2 marzo 2012
  • Anteprima Sala Anica in Viale Regina Margherita, 286
  • Nel pubblico un tizio con scarpe gialle e nere veramente singolari




Fantascienza made in Italy per i Manetti Bros. Pochi personaggi e ambientazione claustrofobica ma con riprese movimentate e dal ritmo serrato.
Straordinario Wang, cinoalieno rinchiuso in un'area 51 tutta romana,  ad opera di un'Azienda nostrana che con grande entusiasmo si pone l'obiettivo di fare una pippa a Avatar negli anni a venire.
E simpatici questi fratelli Manetti... a loro agio con un cinema di chi sa stare dietro una macchina da presa indipendentemente da quanti soldi ci sono a disposizione.
Piuttosto angoscioso nell'interrogatorio torturatorio e nel porre interrogativi sulle attitudini umane (nonché su quelle extraterrestri) L'arrivo di Wang è visivamente molto simile ad un fumetto ed è sempre sul filo di un'ironia e di un sarcasmo in pieno stile Mars Attacks!
Sempre grande Ennio Fantastichini e una bella sorpresa Francesca Cuttica.
Forse si poteva osare qualcosa di più sul registro della sceneggiatura ma direi Wang conferma il talento, l'entusiamo e la vena canzonatoria della premiata ditta Manetti nello sconsolato panorama di un cinema italiano capace di "rischiare" solo con sequel di brutti  primi episodi.

Come finisce l'arrivo di Wang?
Sebbene il finale sia piuttosto chiaro, avendo riscontrato che la maggior parte delle entrate del Cinefilante avvengono perché  in molti si chiedono come finiscono i film, anche questa volta acontento il mio pubblico....
Vuoi sapere come finisce l'arrivo di Wang? Seleziona il seguente testo da qui Gaia riesce a sfuggire ai suoi carcerieri ma invece di correre verso la libertà decide di liberare Wang.
Nell'aiutarlo a salire le scale gli porge la mano in un evidente simbolo di accettazione e di superamento della diversità. Usciti dal bunker (che si rivela essere sotto un appartamento in pieno centro) la città appare in piena devastazione. Astronavi aliene stanno distruggendo ogni cosa.
Wang, finalmente libero aziona il congegno misterioso che era stato frutto di tante domande.
Dal congegno si propaga un'onda che segnerà la fine del nostro pianeta. E Wang rivolgendosi a Gaia le dice: Sei proprio una cretina! a qui



Abbinamento con una pizzeria a taglio che ha anche tante altre cose sfiziose comprese delle patatine fritte da urlo. Farro Zero in Via Rendano 31, dietro largo Somalia, tel. 0686398741
Ottima la pizza e anche il pane. Gnam!


giovedì 1 marzo 2012

Borotalco





Correva il 1982 e Carlo Verdone dopo i successi di Un sacco bello e Bianco, Rosso e Verdone girò Borotalco, il primo film con una sceneggiatura vera e propria e non solo una sequela di sketch tenuti insieme da un canovaccio dalla tela un po' rada.

Eleonora Giorgi era al massimo dello splendore e poi c'era Angelo Infanti, un indimenticabile Manuel Fantoni, nella cui doccia a vista si lavava una giovane Moana Pozzi.
Optai per il mare, un bel giorno mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana...

C'era Mario Brega con le sue olive, come so' ste olive? So' greche.
Da allora in avanti le olive sono state solo greche.

Borotalco è un film perfetto, i personaggi, i dialoghi, l'atmosfera e Christian de Sica in uno dei suoi ruoli irresistibili, che balla in mutande.

Io all'epoca avevo 16 anni, non ricordo in quale cinema lo andai a vedere, forse il Ritz di Viale Somalia oppure l'Empire di Viale Regina Margherita. Entrambi ora non ci sono più.
Il primo è diventato una tristissima sala Bingo e il secondo chiuso ormai da tempo, senza che sia dato sapere se mai se ne farà qualcosa.

Borotalco entrò immediatamente nell'immaginario e le battute le sapevamo tutte a memoria.
Il film girava tutto intorno a Lucio Dalla anche se poi non si vedeva mai.

Ebbene sono passati trent'anni e chi ci avrebbe mai pensato allora che un giorno Lucio Dalla se ne sarebbe andato così...
Ci sono personaggi  che ti aspetti vivano per sempre o che comunque non ti abbandonino a metà strada senza nemmeno avvertirti.
Io da quando aveva fatto "Attenti al lupo" non l'avevo più seguito perché mi era sembrata una virata veramente troppo commerciale ma "Lucio Dalla" e "Dalla" non avevo mai smesso di ascoltarli e negli anni aveva sempre trovato spazio nei miei selezionatissimi ascolti di musica italiana.

All'epoca avevamo le cassette originali, le sentivamo sempre in macchina e restano indelebili i ricordi delle nostre estati, io e mio fratello le sapevamo tutte a memoria.
La settima luna era quella del luna park.

Poi, Cara... Cosa ho davanti? non riesco più a parlare...
Ma quella che ci piaceva davvero tanto tanto era Il parco della luna. Sonny Boy ci faceva sognare. Sono più di cent'anni che al parco della luna, arriva Sonny Boy coi cavalli di legno e la sua donna Fortuna.

Sono stati begli anni e decisamente quando veramente non c'era un altro per motivo per essere almeno un po' felici la musica riusciva a fare dei miracoli.
E alcuni accadevano anche grazie alla sera dei miracoli....