sabato 22 gennaio 2011

Kill me please

  • Sabato 22 gennaio 2011, Cinema Eden in Piazza Cola di Rienzo

In un freddo sabato sera romano io e il Ballestrero decidiamo di andare al cinema nonostante non ci sia nulla da vedere… io però riesco a scovare questo Kill me please che ha tutte le carte in regola per essere una mazzata oppure un bel film.
Lo propongo sperando ardentemente nella seconda ipotesi.
Arriviamo all’Eden che è stracolmo ma stranamente la sala di Kill me please è semivuota. Ad attendere il pubblico che esce dallo spettacolo precedente c’è la solita varia umanità di cui mi chiedo sempre se faccio anche io parte… Mi guardo intorno con sospetto… non si sa mai chi si può incontrare aspettando al cinema… e vedo il mio idolo Vieri Razzini, elegante come al solito. Dico al Ballestrero: “ah dopo vado a salutarlo e gli manifesto la mia gratitudine per avermi fatto amare il cinema da quando ero piccola…”. In sala è seduto due file davanti a noi… Inizia il film e si annuncia con un tragico bianco a nero che a me, essendo che siamo nel 2011 che praticamente dovrebbero esserci i dischi volanti e il teletrasporto, mi fa un po’ girare le palle. Il bianco e nero nell’era di Internet è giustificato solo se c’è una fotografia da bava alla bocca e non è il caso di Kill me please. Vabbè… Mi sintonizzo sulla lunghezza d’onda del grottesco che io adoro anche se che tutto sommato cheppalle tutta sta gente in bianco e nero che sembra un po’ sciroccata e vuole morire. Capisco il malato terminale ma esce fuori che questi si vogliono suicidare per i motivi più astrusi. Altro che suicidio… calci nel culo ci sarebbe da dargli. E in effetti è un po’ quel che capita perché un po’ come se si trattasse dei dieci piccoli indiani cominciano a schiattare uno dopo l’altro senza un vero perché. Vieri Razzini non lascia passare che una mezzora poi evidentemente degoutè abbandona la sala senza remore… Nel frattempo l’ala dell’angelo sterminatore sembra essersi aperta sulla villa/ospedale isolata sulla neve per seminare morte e distruzione, solo che a quel punto questi tizi che fino ad un minuto prima imploravano di essere suicidati cominciano ad avere paura e si scatenano gli istinti peggiori manco fossimo a Dogville. Che ve lo dico a fare? Il tutto avviene senza un vero perché nella migliore tradizione del nuovo cinema d’essai in cui piccole nazioni del centro Europa sfornano film del cazzo che tanto c’è sempre qualcuno che va a vederli e che resta incantato dal fatto di non capire esattamente cosa succede o dal fatto che mancando un comico romano che si rivolge a chiunque con un “malimortacci tua”, vi ravvisa anche una certa raffinatezza. Io dico… è come andare alla Biennale di Venezia e trovare una merda modellata a forma di nano da giardino. Il primo istinto è quello di restare basiti… ma poi in una sorta di ossequiosa succubanza si comincia a credere che l’arte sia quel qualcosa che non riesci a comprendere e visto che qualcuno più colto di te la messa in una teca di cristallo allora cominci a credere che forse vale qualcosa. Ora… il riferimento al nano da giardino lo capiranno in pochi…. Diciamo solo coloro che erano a cena con me un paio di giorni fa. Ma posso giurarlo… quella fu arte! Invece per Kill me please… mi fa quasi voglia di vedere un porno!

Abbinamento cinematografico con Assassination Bureau un film che mi piacque molto quando ero piccola e sulla RAI facevano bei film. Starring Oliver Reed, un attore che ho sempre adorato da allora e la sfiziosissima Diana Rigg. Anche lì c’era di mezzo la richiesta di suicidio ad un’agenzia che si faceva poche domande. Ma tra Kill me please e Assasination bureau c’è l’abisso!

mercoledì 19 gennaio 2011

Skyline


Questa mattina in ritardo sulla tabella di marcia della settimana (in genere vado subito quando esce il martedì) mi reco in edicola a comprare FilmTv... Shock totale vedendo che a Skyline hanno appioppato un inequivocabile pollice verde. Mi si addrizzano i capelli sulla testa, mi trasformo in un'erinni senza pace e comincio a lamentarmi: "Ma no... ma come è possibile...? Sto film è veramente una cazzata madornale...!"
Mia madre tenta di mediare con la solita  questione che i gusti sono gusti e non si possono discutere.
In genere lo penso anche io... ma sta volta no.
Skyline è obiettivamente e oggettivamente un filmaccio di quarta categoria... Brutti gli interpreti, brutto l'antefatto, senza nessuna novità gli alieni cattivi... eppure il critico di filmTv  ravvisa in tutti questi elementi (pescati qua e là in un immaginario visto e stravisto) il punto forte di questa pellicola. Insomma Skyline è bello perché l'abbiamo già visto mille volte e perché non ha derive new-age.
Ora io capisco l'inutilità della critica alla critica ma visto che siamo qui per sproloquiare e che scrivere sul web ha un po' sostituito la spettegolata telefonica all'amica io mi cimento a chiedermi, qui ed ora, se il "critico" nella sua veste ufficiale non abbia il sacrosanto dovere di provvedere all'esegesi dell'opera fornendone poi un illuminante lettura critica capace di guardare tra le pieghe nascoste dell'arte e del trascendente. Senza arrivare a questo... anche perché con Skyline si cadrebbe nel ridicolo...  non posso fare a meno di diffidare di chi, nel valutare un film, si basi su un unico fattore ovvero quello della ripetitività... ovvero colui che gode unicamente perché in un film ritrova qualcosa che conosce, che ha già visto, qualcosa che lo fa sentire sicuro e che azzeri la necessità intrinseca dell'essere umano di scoprire, di andare oltre, di affrontare l'ignoto. Insomma il pantofolaro dello schermo, quello che scopa sempre nello stesso modo, che si è eccitato per Inglorious basterds e ha fatto la gara con gli amici a chi riconosceva più citazioni... La sindrome della citazione, che malattia fastidiosa..... che rende totalmente incapaci di valutare un film al di fuori di ciò che sono le piccole e grandi scopiazzature spacciate per omaggi.

Vabbè ma torno a Skyline... l'appassionato di fantascienza magari se lo vedrà anche nella speranza di calmare la sua perenne arsura ma non ne riceverà nessun beneficio salutare...
Un film da dimenticare e che ancora una volta ci lascia con l'interrogativo principe... su come sia possibile mettere in moto macchine da milioni di dollari senza avere nemmeno una storia in mano....
Meglio non pensare alla tragica e probabile risposta....

Abbinamento necessariamente cinematografico con una selezione di capisaldi per rimettersi l'animo in pace con la fantascienza:

Al cinema
2001 Odissea nelo spazio
Matrix
Men in black
Il pianeta delle scimmie
Solaris
Incontri ravvicinati del terzo tipo
L'invasione degli ultracorpi
Ultimatum alla terra
Il pianeta proibito
District 9

In TV
Taken - la serie prodotta da Steven Spielberg
Star trek - tutte le serie
Battlestar Galactica
U.F.O.
Spazio 1999

lunedì 17 gennaio 2011

La versione di Barney

  • Domenica 16 gennaio 2011
  • Cinema Eden in Via Cola di Rienzo. Biglietti comprati il giorno prima.
  • Cinema pieno come un uovo, aria irrespirabile.
  • Spazio tra le file inesistente, per arrivare ai nostri posti praticamente mi sono dovuta sedere sulle ginocchia di signore che si è rifiutato di alzarsi, credo sia stato felice per una grazione di secondo...

Barney libro, Barney film. Vince Barney libro ma il film è comunque godibile anche se è un peccato aver scelto la fisicità antihollywodiana di Paul Giamatti per poi stemperare l’indole profondamente bastarda di Barney Panosky. Ma forse lo snaturamento più forte è stato privarlo quasi completamente del tormento relativo alla fine del suo sfortunato amico.
O più ancora l’aver ridotto la vicenda ad una semplice esposizione cronologica con flash-back invece di aver reso la destrutturazione temporale e mentale del libro. Detto quanto andava dovuto il film si lascia vedere e alla fine non fa schifo solo che ecco… ci si affeziona a quel tenero orsetto di Paul Giamatti cosa che non accade al Barney letterario.
Paul Giamatti… uno di quegli attori che piace molto agli uomini. Ci si rispecchiano in tanti in quella sua pancetta, la pelata…. Eppure ha successo, è bravo, intenso… spesso in ruoli da timido oppure sofferente ma alla fine riesce sempre a conquistare la donna che gli piace con quella sua aria sorniona e rassicurante. Cosa mai potrebbe farci di male quel tenero orsacchiotto?
E invece questa volta il copione gli impone di essere un po’ stronzo ma quel tenerone va a finire che piace lo stesso… e insomma io l’avrei perdonato quando confessa l’avventura con la strappona…
Vabbè insomma il film lo potete andare a vedere ma io direi di leggere il libro.
La versione di Barney è un’altra cosa….

Abbinamento con un bel libro dedicato a questa splendida città "Le chiavi per aprire 99 luoghi segreti a Roma" di Costantino D'Orazio. A parte scoprire nuovi luoghi in cui andare a curiosare ci sono tutte le informazioni per accedere... dal numero di telefono all'e-mail... Veramente interessante e utile!

giovedì 13 gennaio 2011

La bellezza del somaro


Visto il trailer di questo film ho espresso la seguente opinione:
Dio santo che schifo... ma nemmeno se mi pagano tanto oro quanto peso (e mi converrebbe visto che non sono una silfide) vado a vederlo!

Detto ciò qualche giorno dopo mi apprestavo a cercare parcheggio nei dintorni del King di Via Fogliano che si sa è sempre un casino trovare il parcheggio e non mi avevano nemmeno pagato oro....
Prendiamo posto e il film inizia provocandomi uno di quei fastidi esistenziali che scena dopo scena prendono forma in un'insofferenza allucinante. Passati quei dieci minuti in cui rivedi tutta la tua vita all'ombra di quell'orrido compromesso in cui hai accettato per amore di sottoporti alla visione di un film italiano e per di più uscito sotto Natale, ho iniziato particare una forma di meditazione autoguidata che mi ha permesso di distogliermi da pensieri cupi e minacciosi.
Scena dopo scena il somaro comincia a strapparmi qualche increspatura delle labbra, qualche risatina e me lo comincio a guardare con più attenzione.
La Morante che urla come al solito... Castellitto che gigioneggia, Giallini che è Giallini (e quindi è fico!)... un fracco di personaggi che gli tocca metterli tutti insieme nel casale in Toscana se non si vogliono spendere centinaia di migliaia di euro in riprese di qua e di là.
Le generazioni sono tutte coperte... dall'adolescente alla nonna... le professioni pure sono esplorate in parecchie direzioni e così pure le manie e le incongruenze dell'essere umano.
Ragazzi.. io alla fine il film me lo sono goduto però diciamo la verità... si tratta di un cinepattone, incartato meglio e col fiocco di raso ma sempre di un cinepanettone si tratta.
Onore a Castellitto che ha scelto Lola Ponce (che in quanto a culo a Belen non gli deve invidiare nulla) facendone solo intravedere le grazie per distinguersi dai suoi ben più sguaiati colleghi.
Indubbiamente il somaro ha anche qualche pretesa di regia, alcuni accenni lievissimi ad un certo surreale ma alla fine si ricordano più le sitiuazioni divertenti, alcune battute e la caratterizzazione estrema di qualche personaggio.
Cosa c'è di male in tutto questo? Francamente nulla se non che l'ambientazione upper class è un po' stereotipata e che forse un par di schiaffi a una figlia del genere bisognerebbe darglieli. Altrochè!
Comunque nel consueto panorama del nostro cinema questo non sarà una pietra miliare ma forse potrebbe essere uno step verso un sano cinema di intrattenimento che i coniugi Castellitto dimostrano di poter fare. Chissà....

 Per la gioia dei miei lettori che mi fanno notare la loro predilezione per gli abbinamenti mangerecci segnalo il comunque conosciutissimo ristorante Le Bistrot, specialità vegetariane, francesi e cucina classica. In via delle Sette chiese, 160 tel 065128991.
Un indirizzo dove si va sempre sul sicuro, piccolo, curato, con tante proposte gustose. Un posto dove torno sempre volentieri!

mercoledì 12 gennaio 2011

Hereafter


Per movimentare un po’ questo inizio di 2011 voglio tentare un esperimento: la recensione multipla.
Il primo film di quest’anno è Hereafter e ne parlerò in tre modi diversi, una specie di Rashomon della recensione…

Quale sarà la verità? Il Cinefilante cosa ne pensa?

  • Capolavoro: mi piaciuto… da morire…
  • Sufficiente: sì sì sì bello ma gnente de che…
  • Mediocre: fa schifo!

Hereafter capolavoro
Quando si va a vedere un’opera di Clint Eastwood si può avere la sicurezza di andare al cinema e di vedere un film come Dio comanda. In questo caso Dio è Clint stesso che non lasciando nulla al caso (che sappiamo benissimo non esistere) orchestra gli accadimenti (oltre che le musiche) affinché tutto vada come deve andare. C’è il mondo intero che, come un gioco di incastri, si pone e si dispone per rapire lo spettatore nell’intreccio di storie con un minimo comune denominatore. Questa volta il fil rouge è il mistero della vita dopo la morte… perché la vita continua in altra forma anche se non è dato sapere quale, questo è l’assunto da cui si prescinde.
L’ossessione per un bagliore, una visione che sembra più vera della realtà, la perdita di una persona cara sono momenti tessuti nel filato dell’esistenza di un vero sensitivo.
Clint dall’alto del suo punto di vista richiede fiducia… Decisamente sarebbe interessante sapere come mai il grande vecchio si sia discostato così tanto dai temi abituali, sebbene l’infanzia tradita, il dolore per la morte di ci sta accanto, il riscatto siano temi che come li giri, li giri, sono sempre stati alla base della tematica eastwodiana, ma questo è solo un dettaglio.. una curiosità… Hereafter è un grande film,

Hereafter sufficiente
Grandi aspettative che si infrangono con la stessa potenza di uno tsunami distruttivo sullo spettatore di belle speranze. Un film che non ti prende mai e che, dopo la fine del primo tempo, ancora non ha tirato le fila della trama. Non è che Hereafter faccia schifo ma di certo non è un capolavoro e soprattutto non affronta il tema inerente al suo titolo, lasciando a bocca asciutta chi si aspettava The Sixth sense o cose del genere. Dispiace un po’ che Eastwood abbia poi utilizzato uno degli espedienti più abusato degli ultimi vent’anni di cinema, quello delle storie destinate ad incrociarsi esclusivamente per coronare un finale banalmente al bacio.
Non se ne può dire male ma non se ne può nemmeno dire bene, in perfetto equilibrio a metà della bilancia che peserà da un lato o dall’altro a seconda del proprio sentire o dell’attimo fuggente.

Hereafter mediocre
Si arriva ad un’età in cui sarebbe d’uopo la pensione soprattutto se si arrivano a concepire film come hereafter che a parte una messa in scena algida e glaciale ma sopratttutto “rigorosa” (termine da sempre collimante con le rappresentazioni eastwodiane) hanno ben poco da offrire. Un film che resta totalmente in bilico sulla sua tesi senza mai confermarla o negarla. Parte come un qualsiasi catastrofico, segue dramma, puntatina nella commedia, di nuovo il dramma e poi il gran finale sull’amore che cura ogni malessere. Chissà forse Shyamalan sarebbe stato più suo agio, avrebbe osato di più ma Clint sembra quasi essersi sfilato dal gioco lasciando solo la sua impronta tecnicissima e minimale.
Non si sentiva l’esigenza dell’incursione nello spiritual/fantastico (peraltro disatteso alla grande) nella carriera di Eastwood. Ci ha provato ma gli è andata male….
Lasciate perdere che è meglio….


Abbinamento segnalatomi dall'incommensurabile Ballestrero: la coltelleria Ruberto in Via Orazio, 11

tel 06 3235414. Non solo coltelli di tutte le fogge e misure ma anche un fantastico servizio di arrotatura. Un indirizzo prezioso dove risolveranno ogni problema relativo alle vostre lame.