domenica 18 aprile 2010

Perdona e dimentica

  • Venerdì 16 aprile 2010, Cinema Nuovo Sacher, Largo Ascianghi, 1 - Tel. 065818116
Chi nel 1998 ha visto Happiness di sicuro non l'ha dimenticato.
Io, che ho ben radicato il gusto dell'eccesso lo apprezzai moltissimo.
Ti sbatteva in faccia senza se e e senza ma una serie di situazione orrorifiche tra perversioni, sconclusionatezze e dolori inaffrontabili.

Rimase per parecchio tempo un film da portare in palmo di mano per il coraggio ma soprattutto per la feroce ironia, che non aveva nessuno scrupolo a dilaniare il pilastro della nostra società malata: la famiglia.

Qualche giorno fa, avida di cinema in vista di una nuova partenza, decido di andare a vedere Perdona e dimentica, senza sapere nulla a parte chi fosse il regista.

Ci rechiamo al Nuovo Sacher con largo anticipo per lo spettacolo delle 22.30.
C'è sempre il piccolo bar con la libreria che tutto sommato è un luogo piacevole per fare quattro chiacchiere.
Non appena arrivo mi si rizzano i capelli sulla testa... In bella mostra sul bancone una torta al cioccolato che viene tristemente spacciata come "Sacher".
Ecco, di fronte ad un simile affronto certo non posso stare zitta.
"Oh mio dio... ma è inconcepibile! Questa non è una Sacher!".La ragazza al bancone accenna un'espressione tra l' "Uh che palle" e lo "sticazzi".

Forse tutti non sanno che il Nuovo Sacher è il cinema di Nanni Moretti, grande appasssionato ed intenditore della torta austriaca (vedi Bianca).

Entriamo in sala con il consueto pubblico del Nuovo Sacher, coppie di mezza età abbigliate finto etnico da boutique di un vicolo dietro Piazza Navona, cuoio, sciarpe di seta, loden e qualche tocco di cachemire.
 

Dopo circa mezz'ora mi viene il dubbio che sia il seguito di Happiness, mi confermano che è così. Mancano però tutta una serie di eccessi e di aberrazioni, in favore di una messa in scena molto compita e poco incline a scavare negli orrori personali dei protagonisti.
Ci sono addirittura dei personaggi "positivi".

Scopriamo che i protagonisti di progressi non ne hanno fatti granché, sono solo invecchaiti e stanchi, sempre pronti a sperare in qualcosa di meglio che quando arriva si impegnano a distruggere per restare nella loro condizione di infelicità. 

Il leit motiv del film è questo "perdona e dimentica", o solo perdona, o solo dimentica, che però solo se associati producono effetti positivi. Alla base di tutto c'è la condizione dell'ebreo statunitense, con le sue fissazioni, i suoi riti.

In una rassegna ideale su certo cinema lo proietterei insieme a A serious man, due facce della stessa medaglia.
Perdona e dimentica non è malaccio ma è molto lento, ed io non so perché comincio a rifuggire la lentezza. Poi vabbè ci sono lentezze e lentezze e questa francamente è la lentezza che ti fa un po' da due palle così. Inoltre ha uno dei finali più tronchi della storia del cinema, che sembra quasi che si sia rotta la pellicola. in sala silenzio assoluto quando appaiono i titoli di coda. Una signora accanto a noi osa: "ma vi è piaciuto?"
- "bé insomma... sì, certo un po' lento e poi questo finale..." 

Insomma io dico che il film si può vedere ma comunque prima va recuperato il capostipite Happiness altrimenti risulta ancora più indecifrabile e forse un tantino enigmatico...

Abbinamento cinematografico: ecco non può mancare l'abbinamento con Happiness.. recuperatelo e godetevi uno dei film più dissacranti degli ultimi vent'anni. e poi fatemi sapere...

mercoledì 14 aprile 2010

Basilicata coast to coast

  • Martedì 13 aprile 2010, Cinema Mignon di Via Velletri

Sta funzionando il passaparola per questo film italiano scritto e diretto da Rocco Papaleo. Rocco Papaleo è colui che, in tutti film interpretati, ha sempre avuto ruoli marginali ma sempre al riparo da derive volgarotte ed eccessive.
Zitto zitto Rocco si è costruito un film su misura dove si prende la briga di filmare la sua terra attraverso un'umanità un po’ picaresca e con il lustro della maschera da Buster Keaton de’ noantri di Max Gazzè. A me poi Max Gazzè mi piace tanto… trovo che sia uno dei pochi in Italia a fare qualcosa di carino, poetico e piacevole al tempo stesso.
Il cotè femminile è affidato alla Mezzogiorno che purtroppo non riesce ancora a mettere un freno ai suoi eccessi ed è tutta faccette e mossette di troppo. Gassman ormai sembra aver trovato un suo ruolo fisso nella parte del gradasso tutto fumo e niente arrosto ma comunque è bene in parte così come il giovane Briguglia.
La storia è uno spunto per accarezzare terra e mare della Basilicata, terra sconosciuta ai più, a suon di musica e parole. Buona la sceneggiatura con dialoghi frizzanti ma sempre con un tocco surreale che rende il tutto più delicato. Papaleo inoltre si dimostra attento ad una messa in scena personale non scevra da una certa verve… Una volta tanto fa piacere rilevare che il film ha goduto di contributi statali e che abbia avuto il supporto della Regione.
Direi che difficilmente si potrà restare delusi da questa pellicola che senza avere iprtroiche pretese baariane regala un quadro lucido e piacevole, anche grazie ad una colonna sonora che è parte integrante della storia. Un cinema italiano che va premiato per la sua spontaneità e per aver pescato in territori diversi dagli estremi imperanti del vanzinianesimo e del bellocchismo, assumendosi la responsabilità di un’identità propria e originale ma senza essere una mattonata sui coglioni.
Passate parola...

Con l'arrivo della primavera vi consiglio questo vivaio vicino Roma, ad Ostia Antica... tra rose, piante grasse e le piante officinali... avrete l'imbarazzo della scelta!