mercoledì 3 febbraio 2010

A single man

  • Martedì 2 febbraio 2010, cinema Quattro Fontane nella via omonima
  • saletta piccola

Avendo l’opportunità di scegliere una storia, scriverne la sceneggiatura, produrla e dirigerla Tom Ford si imbarca in questo personaggio tutto sommato un po’ noioso, quasi ossessivo nella sua maniacale metodicità. Un Colin Firth che sembra un Ewan MacGregor invecchiato e sbiadito..

La sequenza iniziale lascia sperare nel grande cinema, con immagini acquatiche che ricordano Vigo… poi tutto si allinea in un contesto eccessivamente fotografico. La cura dell’allestimento scenico è quasi invadente nella sua perfezione che travalica ogni realismo, la ricerca esasperata dell’eleganza finisce per dimenticare l’anima, se non quella venduta al diavolo della pubblicità… e si fa fatica a distinguere gli uomini del single man da quelli sui cartelloni di Calvin Klein o Dolce e Gabbana…

Innumerevoli ralenti, l’indugiare su partcolari di cachemire, le camice perfettamente bianche, il trucco delle donne senza una sbavatura.. alla fine diventa tutto un po’ frivolo e manierato, di un estetismo eccessivo… ma soprattutto ti aspetti che appaia la scritta a reclamizzare il profumo di turno...

Della necessità dei corpi, del sangue che pulsa, della forza che spinge l’essere umano ad essere se stesso contro tutto e tutti nessuna traccia… tutto sottaciuto.

Lo stilista pesca a piene mani in un mondo che ben conosce… l’eleganza, l’omosessualità, una certa cultura raffinata da cerchia ristretta… ci racconta una storia che già abbiamo visto tante volte aggiungendo di suo uno stile très chic.

Una piccola curiosità lo studente “confuso e felice” è l’ex bambino di About a boy…

Di fatto, comunque, un film sulla vita vissuta esclusivamente come attesa della morte che puntualmente arriva quando forse non la desideri più intensamente…

Per me l’unico momento di vera commozione c’è stato quando Colin Firth annusa un cane della stessa razza di quelli che ha perduto insieme al suo Amore…

Non si può dire che il film sia brutto ma è troppo freddo e immobile.. ditemi pure che sono blasfema ma dice tanto di più sulla condizione di solitudine e di costrizione all’occultamento dell’omosessuale il delizioso “Di giorno e di notte”…

Sans contrafaçon!


Abbinamento cinematografico di culto quindi con Pedale Douce, in italiano "Di giorno e di notte", con Patrick Timsit (immenso) e Fanny Ardant... un film che al mio attivo vanta molte più visioni del Rocky Horror... assolutmente da imparare a memoria e spacciare a tutti gli amici...

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