lunedì 18 gennaio 2010

Avatar

  • Domenica 17 gennaio 2020, Cinema Uci Cinema Marconi di Via Enrico Fermi
  • Dietro di noi una signora all'abbassarsi delle luci cheide: ma de che parla sto film?

Milioni di persone convinte di aver visto uno spettacolo che supera i limiti del cinema, milioni di persone che guardano senza vedere...
C’è un’idea…. Ed è quella scaturita da James Cameron.
L’idea è raccontare un mondo diverso da quello che conosciamo e l’abilità consiste nell’aver saputo tradurre la fantasia, il pensiero, lo squarcio su un’altra realtà, in immagini condivisibili dal resto dell’umanità.
C’è una tecnologia… che bene conosciamo, solo che è applicata ad una popolazione bluastra e ad una foresta tropicale con montagne sospese… ma tutti gridano al miracolo, anche se il pianeta alieno l’avevamo già visto nel giardino di Coraline.
Le montagne sospese hanno il loro fascino ma non sono una novità, così come non è una novità la traslazione della coscienza in altri corpi…
Indubbiamente la creazione di un mondo immaginario è un’impresa meravigliosa e titanica ma il suo valore sta più nell’idea che nella sua realizzazione
Tutti a dire che il film ti trascina dentro di sé, che il 3D è da paura.
Mi dispiace… non pervenuto.
Il 3D di Avatar è quanto di meno spettacolare io abbia mai visto nel mio mini curriculum 3D, quasi non riuscivo a credere… non un singolo oggetto che uscisse dallo schermo, il tutto si riduceva ad una profondità che francamente al giorno d’oggi ritrovi quasi in ogni televisore HD.
La storia purtroppo è quanto di più convenzionale si sia mai visto (e rivisto)… un passo indietro rispetto al Titanic che ci ha straziato i cuori, perché Di Caprio moriva e l’amore tra i protagonisti restava un sogno struggente, sfociando nella pornografia dei sentimenti.
Il film è prevedibile in ogni sua sequenza e anche un filino didascalico nella parte iniziale dove tutto è ben spiegato senza lasciare il minimo dubbio.
Detto questo Avatar te lo guardi, non ti annoi ma dura troppo, è un film che non contiene veramente nulla di nuovo sotto nessun aspetto perché anche l’aspetto ecologico è qualcosa di trito e ritrito.
E ora azzardo… se non fosse per l’impiego eccessivo di mezzi e per il digitale sopraffino…
Immaginate di girarlo in una foresta tipo Lost (Haway)… immaginate un bel fondotinta blu.. qualche animale in cartapesta e stop motion… e Avatar diventa il B movie del secolo. Quello che va in onda senza sosta a notte fonda su Odeon TV…
Non vorrei essere ripetitiva ma l’intera serie di Battlestar galactica gli fa un furto col botto.
Comunque Avatar contiene almeno un mistero… Uomini e donne sono coperti da un perizoma… non è dato sapere cosa ci sia sotto… di certo la coda però ha capacità particolari e infatti scopriamo che la maggior parte dei rapporti tra esseri e natura e/o animali avvengono per “incodatura”…
E da quel che ho sentito molti si sarebbero incodati la protagonista…
Dunque… è un buon film? Una cagata o una figata?
Per me si tratta di un film più che sufficiente, carino… nulla di più…
Che cosa meravigliosa l’allucinazione di massa…



All’uscita el cinema un gruppo di ragazzi:
“Oh… rega’…. Sono rimasti i biglietti solo per Avatar dueddì… che facciamo?”
intervengo… “Ragazzi… andate pure.. non è che ci sia sta grossa differenza con il treddì…”
- “Ma a noi ci hanno detto che in treddì t’arriva l’acqua addosso..”
- “Ehhh?”
- “Perché? Non t’arrivano gli schizzi d’acqua?”
- “Ma no…”
- “Allora mi sa che ci hanno detto ‘na cazzata…”
- “E pure grossa…

Abbinamento di luoghi... a volte per vedere mondi altri non serve fare tanta strada provate a fare un giro all'orto Botanico di Roma, in Largo Cristina di Svezia 2 a trastevere... scoprirete che molte specie botaniche di Avatar non sono poi tanto diverse da piante tropicali... ma soprattutto vi immergerete in un angolo di paradiso in pieno centro a Roma... non è cosa da poco.
Poi magari portatevi un bel libro da leggere, magari di fantascienza... suggerisco Paradosso cosmico di Charles Harness e create nella vostra mente il vostro piccolo Avatar... vedrete come sarà bello...

mercoledì 6 gennaio 2010

Welcome

Lento e tristo, con una martellante colonna sonora suonata per llo più su un solo tasto di pianoforte stridente, Welcome è il classico film da martellata sui coglioni che però bisogna dire per forza che è bello dato che non si può dire che un film sui profughi, sul razzismo, sull’umana ipocrisia e bestialità ma anche solo sull’indifferenza possa essere niente di che. È una questione politica…
Totalmente privo di pathos, raggelato in una lentezza dei movimenti e in un’assenza di espressione sui volti Welcome si lascia vedere con parecchie riserve.
Temevo groppi in gola e lacrime trattenute che mi avrebbero fatto ripiangere di non aver scelto Hachiko, invece la messa in scena così poco partecipativa mi ha portato ad un totale distacco dai personaggi e dalle loro miserie. La mia immedesimazione quindi è stata da curva sud… con battute continue sul perché l’ex campione di nuoto non si caricasse il ragazzo curdo nel portabagagli e non lo portasse lui a Londra… o perché la ragazza costretta a sposare un cugino non prendesse la porta di casa, chiudendola dietro di sé per sempre…
“”Eh ma sai… come si fa…”
"Si fa.. si fa…” dico io…
Cioè praticamente la gente commette i crimini più allucinanti, mente, sfrutta, odia… però non riesce a fare una scelta che comporta la propria libertà perché “Eh ma sai… come si fa…”.
Vabbè non che questo c’entri molto col film ma del resto non ho molto altro da dire… credo che nella prima frase sia riassunto il “concept” di Welcome con una sintesi che rasenta la perfezione…


Abbinamento cinematografico… Il cinema Quattro Fontane al numero 21 della via omonima, tel. 06 4742358 da metà novembre offre una graziosa proposta… il mercoledì, aperitivo, fingerfood (un’altra volta vi racconto bene di cosa si tratta…), biglietto a 7,50 euri… Bè… mi sembra una cosa molto carina e poi al Quattro Fontane fanno sempre dei bei film!

A serious man

Martedì 5 gennaio 2010, Cinema Fiamma in via Bissolati

  • Ancora molta puzza in sala come quando visto Be kind rewind, ricordarsi di evitare per il futuro...
  • Pubblico adulto con alta percentuale di chirurgia estetica (che poi proprio estetica non è)...
  • Ad alcuni non è piaciuto... una coppia di fronte a noi ha detto ai loro amici: se la prossima volta che vi incontriamo e facciamo finta di non vedervi... sapete il perché!
  • Altri si sono limitati a gesti che mimavano due palle smisurate e sbuffando sonoramente..

Nelle mie innumerevoli vite precedenti sicuramente ce n’è stata più d'una in cui sono stata/o yiddish... questo ha fatto sì che apprezzassi il film dei Coen con un godimento simile a quello del cattolico che viene ricevuto in udienza dal Papa.

Datemi un film a tematica yiddish e io mi ci tuffo con un triplo salto mortale carpiato, certa di sentirmi come se fossi a casuccia mia, sotto le coperte in una notte di pioggia.

E in tutto ciò mi sono fatta pure una mia idea su che cavolo volessero dire i Coen in questo film...

Il serious man è un uomo senza qualità, il primo impatto lo abbiamo sul suo abbigliamento… i suoi pantaloni sono più corti almeno 15 centimetri di come dovrebbero essere…

Forse non è sempre vero che l’abito fa il monaco ma se ti vesti come un cretino è molto probabile che tu sia un cretino.

Galleria di personaggi fantastici nella loro fisicità ai limiti del grottesco... Apprezzabile la scelta di ricorrere ad attori praticamente sconosciuti e sicuramente un bel po' di milioni di dollari risparmiati per i compensi di George Cloney o Brad Pitt.

Persone come denti di un ingranaggio che non si cura dell’individuo a favore del massimo sistema, del flusso, della macchina compattatrice che tiene insieme un popolo che è al contempo simbolo.

Un protagonista che è professore di fisica e che parla del gatto Schrödinger…

Schrödinger per tentare di spiegare le sue teorie ha dovuto usare un gatto perché parlare di elettroni e fotoni è troppo astratto… fa lo stesso.. il risultato non cambia, la sostanza è che l’osservazione di un evento influisce sull’evento stesso.

Voi direte: “azzo peppe… ma mo’ questa ardisce pure di parlare di certe cose? Non le basta sproloquiare di cinema, inserendo quegli irritanti siparietti in cui parla dei beati cazzi suoi?”

Ebbene sì... è proprio così...

Dicevo... se l’osservatore influisce sulla natura dell’evento contribuisce alla creazione dell’evento stesso e il suo stato d’animo di fronte all’evento condiziona ulteriormente la situazione…

Non si tratta di magia ma di fisica quantistica e bisogna farene una ragione ragazzi miei...

Applicando alla nostra quotidianità tutto ciò succede che se osserviamo la nostra vita giorno per giorno in totale abbandono, lasciandoci trasportare da forze estranee al sè, il massimo sistema, il flusso, l’ingranaggio superiore ti lascia, esattamente come desideri, a bollire nel tuo brodo.

Un’educazione rigida ed esteriore e una religiosità ingombrante come quella ebrea, che fa del senso di colpa la sua pietra angolare, fanno il resto e il serious man è sempre più avviluppato in una spirale di fallimento che in realtà è solo il risultato della sua rinuncia alla vita, goccia in un oceano, trasportata dalle onde.

Ad aiutare gli altri non si fa male… ma in realtà nessuno aiuta il serious man che infatti scivola inesorabilmente nei gironi infernali che tanto abilmente si è costruito giorno per giorno nella sua vita…

Affrontata la questione “ma che volevano dire sti fratelli Coen?” passo alla mesa in scena di classe, densa di particolari gustosissimi e contemporaneamente minimalissima… All’ironia sopraffina e ai momenti di conversazione raffinatissima.

Probabilmente, comunque, l’essere ebrei o “non ebrei” è sostanziale nell’apprezzamento o disprezzamento di questa pellicola oppure, come dicono gli adolescenti del nuovo decennio “ma anche no…!”.


Se ve regge la pompa e vi va di tuffarvi nel mondo della fisica quantistica io consiglio un libro che per me è stato rivelatorio “Tutto è uno – l’ipotesi della scienza olografica” di Michael Talbot.

Sono certa che questo sarà uno degli abbinamenti meno apprezzati e che forse avreste preferito un posto dove mangiare un buon panino all’ora di pranzo… bè sarà per la prossima volta!



sabato 2 gennaio 2010

Moon


Duncan Jones al suo debutto dirige un film notevolissimo di tutta sostanza.
L'avranno ripetuto all'infinito che è il figlio di David Bowie, non avrei bisogno di dirlo anche io ma la mia è solo un'amara constatazione per il fatto che noi in Italia abbiamo DJ Francesco (il figlio dei Pooh)...
Certo non è che potevamo aspettarci un Moon diretto da DJ Francesco, perché del resto i Pooh non sono David Bowie... ma ciò non rende meno triste la realtà nazionale dei figli d'arte, sebbene abbia scoperto solo pochi giorni fa come il figlio di Claudio Baglioni sia un vero portento della chitarra...
Ma torno a Moon che me lo sono visto veramente con grande soddisfazione, adoro quando un film si insinua nelle mie corde in maniera intelligente, senza l'ausilio di effetti speciali roboanti o ruffiani, senza George Clooney, senza buchi di sceneggiatura irrispettosi nei confronti di chi paga il biglietto ma soprattutto senza essere un cazzo di B-movie. Odio i B-movie...
Un Sam Rockwell che funziona a meraviglia, senza essere un adone, senza ragazzine che si strappano i capelli per lui ma dotato del "quid" del brutto che piace...
L'evoluzione del suo personaggio ha più di qualcosa in comune con l'Hector dei Cronocrimini... la replicazione dell'individuo, che sia per clonazione o per un intricato ritorno al futuro, conduce ad eventi disastrosi. L'uomo messo di fronte ad una natura fedifraga che gli toglie la certezza della sua unicità rivendica tale diritto a qualunque costo.
Moon riesce a citare tutta una serie di grandi classici in maniera originale e mantenendo una tensione notevole nonostante il materiale a disposizione avrebbe potuto essere tranquillamente condensato in un cortometraggio.
Al di là dell'assenza di spettacolarità Moon è un film che solleva parecchie questioni sulla natura dell'essere umano e dell'anima, dell'unicità dell'individuo, sulla necessità della speranza e sul valore dei ricordi.... insomma fantascienza di alto livello così come lo fu, all'epoca, quella dell'uomo che cadde sulla terra...
Ancora... ancora... per favore....

A questa fantascienza minimale dovrei abbinare un qualcosa di veramente particolare... io invece scado nel prosaico e ancora una volta cado nel mangereccio.. un ristorante da andarci al più presto, si chiama "Che te ne sa", si mangia pesce molto molto bene.. in Via Cnberra 10 ma praticamente si affacccia su via della Bufalotta, telefono 06 87140320... fatemi sapere....