venerdì 27 marzo 2009

The Wrestler

  • Visto al Cinema Nuovo Olimpia, Via In Lucina, 16/g con il Club della Lingua Originale!
  • Per qualche oscuro motivo sul biglietto di The Wrestler c'era scritto Slumdog (The millionaire).... ma non è per questo motivo che non faccio la scansione bensì che il mio mac storico è defuunto dopo 10 anni di gloriosa attività... quindi finché non ne vado a scegliere uno nuovo e non lo porto a casa sono sprovvista di scanner, stampante, fotocopiatrice.... anzi quella no... che funziona anche senza computer.
  • Ora me ne sto sul divano con un portatile... un po' affranta per questa perdita improvvisa ma tutto sommato nell'ordine naturale delle cose...
  • Ecco a voi quindi la mia opinabile opinione su The Wrestler....

Mi sarebbe piaciuto scoprire the wrestler in qualche cineclub con poche persone in sala... come pellicola recuperata di film mai uscito in Italia, prodotto da qualche "indipendente" e con una star dimenticata che ce la mette tutta per dimostrare che ha ancora qualcosa da dire. Invece the wrestler arriva con alcune di queste pregorative ma pompato all'inverosimile da premi e da una campagna giornalistica che non lascia spazio alla possibilità che questo film non sia un capolavoro.
A me non è dispiaciuto, è sicuramente un bel film, ma non mi addentrerei in territori che appartengono a "2001 odissea nello spazio" o a "Quarto potere"...
Cerchiamo di distinguere se è possibile il Capolavoro con "C" maiuscola da un bel film.... Il protagonista è il redidivo Mikey Rourke che in questa interpretazione vanta una notevole somiglianza con Vincent, l'uomo dalle fattezze leonine che negli anni Ottanta diede vita ad una serie di telefilm con Linda Hamilton "la bella e la bestia". Ha capelli biondi spesso raccolti in uno cignon come Eva Kant, vive ai margini di una società allo sbaraglio e si divide tra i combattimenti di wrestling e il lavoro in un supermercato. Causa attacco di cuore che quasi lo manda all'altro mondo decide di smettere di combattere ma poi resosi conto di non voler vivere schiavo di un lavoro che odia decide di immolarsi sul palco di un un ultimo incontro.
Lo squallore e la tristezza di questo personaggio sono senza pari.. vive in una roulotte, non ha amici, né famiglia... e si è alienato l'affetto di un'unica figlia. Tutto ciò che sembra dargli un brivido di vitalità è lottare su questo ring fasullo, dove gli incontri sono tutti combinati ma dove comunque si fanno un male cane.
Insomma un gruppo di masochisti a cui piace indossare imnprobabili calzamaglie argentate che sarebbero piaciute tanto a Freddy Mercury...
Per il resto un film sulla solitudine e sul fallimento dell'essere umano come tale, sempre pronto a scambiare un'ossessione per lo scopo della vita. Randy, questo il nome d'arte di Rourke, infatti baratta tutto quello che ha, in termini di pseudo relazioni affettive, per questa ossessione e ne pagherà le conseguenze. La storia quindi di un uomo che perde il filo della sua anima e che si perde nella spirale (oltretutto fasulla) della momentanea eccitazione di un incontro di lotta, dell'applauso di altri disperati che a loro volta si eccitano con tali minchiate.
Posso pernettermi? Una versione yankee del Tony Manero cileno (omicidi efferati a parte). Ritratti di uomini perduti, entrambi incapaci di amare, figli di un'epoca posticcia dove la tintura per capelli o un abito feticcio contano più di un amore, dove l'apparire su un palco anche solo per pochi minuti è una droga irrinunciabile e distrutiva. Ritratti di uomini che hanno venduto l'anima al diavolo senza nemmeno saperlo... che fanno un gioco sbagliato credendo che sia quello giusto...
Qui siamo lontani anni luce dal sogno americano... the wrestler sto sogno nemmeno sa dove sta di casa... è un poveraccio che vive nell'isolamento del suo mondo e che taglia fuori qualsiasi altra cosa. Il suo sogno è fine a sé stesso, è vuoto e ingannevole come i suoi muscoli gonfi di anabolizzanti e di ormoni.
Le figure femminili del tutto marginali sono una Marisa Tomei che regala la sua nudità (quella sì da oscar) ma che purtroppo è sempre troppo mossette & ammicchi e una Evan Rachel Wood che conferma la sua predilezione per i ruoli tormentati (o piuttosto isterici).
Vabbè io alla fine gli do un buono a questo film perché tutto sommato non posso dire che non mi sia piaciuto... però, ripeto, i capolavori stanno da altre parti. Un'ultima cosa... ringraziamo il cielo che sia stato scelto mickey Rourke perché volevano usare NicholasCage...

Abbinamento con il Ristorante La Matricianella, in Via del Leone, 4 (tel. 06 6832100) a ridosso di Via del Corso. Sarà di gran soddisfazione per gli amanti della cucina romana e di tutte quelle cose che io non toccherei nemmeno con uno stecco... tipo il cervello e altre interiora... comunque possibilità di mangiare bene e pure con parecchi dessert tra cui la celebre torta romana di ricotta e pezzi di cioccolato. Prezzi onesti nonostate la location centrale... che volete di più?

domenica 15 marzo 2009

Gran Torino

  • Cinema Metropolitan, in Via del Corso, 7
Ieri pomeriggio mi arriva un sms con la proposta per Gran Torino: cinema Metropolitan spettacolo delle 8, lingua originale con sottotitoli…
E come si fa a dire di no? Io poi non so resistere alla lingua originale… mi aggiunge quel qualcosa in più a cui non so rinunciare! Rimando quindi la serata di totale riposo che ho in programma da circa un mese e mi dirigo in centro…
Il cinema è strapieno e ci tocca una seconda fila con sedili parzialmente reclinabili, tutto sommato comodi e accoglienti e con un discreto spazio tra una fila e l’altra.
Arrivo a scatola chiusa, che non so nulla di questo film… a parte che è l’ultima opera di Clint Eastwood… e cazzo questo è abbastanza per assistere allo spettacolo senza fare domande…
Il film monta a poco a poco, con lentezza, senza perdersi in chiacchiere, preamboli, flash back o voci narranti.
Il rigore è assoluto direi granitico…
Gran Torino è immenso nella sua costruzione “classica”, come la più esemplare delle tragedie greche… ci sono tutti gli stilemi, senza nemmeno l’ausilio di un fronzolo.
Il coraggio di scarnificare la storia senza alcuna preoccupazione dello “spettacolo”, intrinsecamente connesso al mezzo “cinema”…
Clint si cuce addosso l’opera lavorando di fino, primadonna indiscussa che non necessita di niente altro che di una storia… nessun altro “attore” oltre lui... gli altri sono accessori, volti sconosciuti di cui probabilmente si perderanno le tracce. Nessuna bella figliola da lanciare nell’Olimpo degli astri nascenti, nemmeno un giovane à la Tom Cruise da presentare come il novello James Dean.
Il film si apre con un funerale e si chiude allo stesso modo, nel mezzo la realizzazione di una vita, la presa di coscienza, di una consapevolezza, un sacrificio che in realtà è un riscatto karmico.
Ci sono i vicini di casa che potrebbero essere gli stessi che ho io (se non fosse che io ho mia nonna come vicina). Ci sono i figli distanti con cui non si è mai riuscito a costruire un rapporto, nipoti inconcludenti e giovani che devono scegliere se avere un futuro oppure no. Tutte figure che si inseriscono in un gioco di incastro emotivo propedeutico alla necessità di una tragedia che non può non far riflettere sul senso della vita e su ciò che è bene e ciò che è male.
Temi ingombranti, di sostanza che si fanno strada in un canovaccio di apparenze, sprazzi di razzismo, di un passato impossibile da dimenticare e da perdonarsi, necessità di comprendere, di abbandonarsi a sentimenti troppo a lungo negati, fino all’estremo sacrificio.
La famiglia in Gran Torino è atonica, bada solo alla convenienza e all’apparenza, al possesso e i giochi si fanno con chi invece i sentimenti li mette veramente in gioco, con chi decide che si può cambiare per ricongiungersi con l’essenza stessa che ci rende esseri umani.
Un Clint Eastwood in stato di grazia che probabilmente in quest’opera parla anche molto di sé o comunque di qualcosa che conosce molto bene.
Va bene… io credo di aver detto anche abbastanza... ci sono certi film di cui non è assolutamente necessario dire tutto e che ognuno deve essere libero di recepire dove e come può... Però andatelo a vedere (non necessariamente in lingua originale)… è un film da non perdere e vi rimarrà a lungo nel testa e nel cuore.

Abbinamento facilissimo questa volta… Dopo il cinema siamo andati dalla splendida Gatta Mangiona in Via F. Ozanam, 30 tel. 065346702 Un tempio della ristorazione romana che proprio come il film è da non perdere. Qualità altissima... ogni visita una nuova scoperta proposta da Giancarlo Casa, uno dei responsabili del nuovo corso della ristorazione a Roma insieme ad altri pionieri di cui parlerò prossimamente. L’unica cosa.. prenotate perché insomma… che la Gatta Mangiona sia un posto speciale non è più un segreto da tempo…

sabato 14 marzo 2009

Watchmen

  • Cinema Europa, Corso d'Italia all'inconsueto orario delle 18.40
  • In sala presenti sparuti gruppi di fumettari che scuotono la testa
  • Audio spaccatimpani (sarà l'età?)
Premessa... strappatevi pure i capelli... ma io non leggo i fumetti.
Li leggevo da piccola, sono cresciuta a pane e Diabolik... ma ad un certo punto non sono riuscita più a leggerne, il mio organismo li rifiuta, quindi sono andata a vedere Watchmen esclusivamente per la necessità interiore di vedere un film di fantascienza e poi per Jeffrey Dean Morgan.
E chicazz'è? Direte voi?
ehhhhh è una storia lunga...
Io sono addicted di telefilm con argomento medico... Avete presente Chigago Hospital, Scrubs, Doctor House..? Bè me li vedo tutti compreso Grey's Anatomy.
A dire il vero Grey's è più una soap e di conseguenza un guazzabuglio di pornografia dei sentimenti che a noi donne piace molto. In alcune puntate Jeffrey Dean Morgan ha interpretato la parte di Dennis Duquette, un malato di cuore miliardario in attesa di trapianto.
Bello... buono come il pane... dal suo lettino d'ospedale trova il modo di innamorarsi della Dottoressa Stevens che accetta addirittura di sposarlo. Solo che lui muore...
Lacrime, pianti a non finire, vite distrutte... pubblico femminile in delirio... centinaia di migliaia di lettere arrivate alla ABC per far resuscitare in qualche maniera Dennis Duquette... Ma nulla da fare è morto! Ora appare ogni tanto nei pensieri della Dottoressa Stevens per accontentare le fans.
Che dire... io l'ho notato subito e per qualche settimana mi sono messa anche una sua foto sul desktop... un bel pezzo di fico di quelli che piacciono a me.
L'attendevo al varco... mi sono detta "questo è impossibile che ora non gli ganno girare un film..." e infatti... Potrebbe essere il George Clooney del nuovo decennio ma un po' più greve, fisico e immediato (mica cazzi...).
Vedremo un po' che succede...
Il film... la lunga digressione iniziale è geniale e complessa, visivamente affascinante.. densa di storia, di storie, di particolari che addirittura non si riesce a stargli dietro... Potrei azzardare un paragone... un caleidoscopio alla Baz Lurhman che quasi ti gira la testa. Massima cura nell'immagine e nell'inquadratura.
Splendidi i personaggi densi di malinconia e di tormento... su tutti il Dott. Manatthan, stupendo uomo di luce blu con poteri senza limiti con una fidanzata rompicoglioni (non per niente è la moglie psicotica de "Lo spaccacuori") che invece di ringraziare l'Olimpo degli dei del fatto che lui si dedica a lei in una versione triplicata di sé stesso... si risente che non le piacciono queste cose... Mavvaff....

Ci troviamo in una dimensione ucronica in cui lo scandalo Watergate non ha avuto luogo e Nixon continua ad essere rieletto senza posa.. ma abbiamo David Bowie... Andy Wharol e Truman Capote... insomma la classica dimensione parallela che ogni tanto senti vibrare per un istante senza sapere bene cosa sia... Cose che adoro!
Flashback e avvenimenti contemporanei (ci troviamo a metà degli anni Ottanta) si alternano in una girandola di vicende che vedono coinvolte un paio di generazioni. Il bene e il male si sovrappongono continuamente... i fatti danno luogo ad una serie di spunti su cui riflettere, alcuni dei quali veramente interessanti e molto attuali. Il tutto è condito da una regia capace e fluida, un tocco di humor insieme al dramma a tinte fosche come se piovesse.
Dura due ore e quaranta in cui si intrecciano molteplici storie e vicende che ognuna basterebbe per un film a se. Io mi sono divertita, il film mi è strapiaciuto e sticazzi dei fumettari integralisti!

Cosa abbinare a Watchmen? Direi un interesante negozio che vende solo birre in quel di Corso Trieste, si chiama Gradi Plato, in Corso Trieste 113 tel 06 8551265. Dimenticate le birre del supermercato.. qui potrete trovare nettari divini che rinfrancano lo spirito! Date retta me!